Il nuovo Arcivescovo di Sorrento, Francesco Alfano: parla chiaro per conto di chi ci ama

Una bella notizia. Veramente bella ed insolita sui media, di quelle che non si raccontano spesso in un’area dove avviene quasi nulla di buono e utile agli uomini che vi abitano. Una notizia, un’annuncio, un fatto che può cambiare la storia umana, religiosa e civile della gente di molti Comuni che fanno parte della Diocesi di Sorrento-Castellammare.
Questa la bella notizia: Sabato 28 aprile, alle 17 a Sorrento,  un giovane Arcivescovo siederà sulla cattedra della diocesi di Sorrento Castellammare che si estende da una parte del Comune di  Pompei, passando per i Monti Lattari, fino ad Agerola, per includere la penisola sorrentina fino all’isola di Capri. E’ Francesco Alfano 56 anni, originario di Nocera Superiore, negli ultimi sette anni vescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia.
“Sarà una festa dell’incontro tra amici – ha spiegato l’Arcivescovo – che condividono qualcosa e scommettono sul futuro, mettendo ognuno a disposizione i doni ricevuti, mi auguro che sia una festa bella e incisiva per il futuro”.
Francesco Alfano è ritenuto un pastore di rigorosa cultura teologica, un uomo umile, propenso all’ascolto, chiaro nella parola ed efficace nell’azione. Una bella figura di pastore, finanche informale, di quelli che senti subito veramente a te vicino. Rigoroso nei principi e nell’azione. Promette ascolto, vicinanza, azioni condivise. Promette una rivoluzione di quelle che passano e convincono, semplicemente testimoniando con parole ed opere che il lavoro è svolto con amore e per conto di chi ama davvero l’umanità.
Monsignore Alfano nei suoi colloqui è chiaro con tutti sul ritenere l’omissione il peggiore peccato. “Non basta non fare il male. Dobbiamo proporre il bene – ha spiegato – cercandolo insieme”. Ai codardi non da alibi, anzi: “L’impegno è in prima persona, sporcandoci le mani, rinunciando a privilegi e a protezioni”. Un ammonimento risoluto: “Guai a noi se per paura o per egoismo, non facciamo la nostra parte fino in fondo”. Il nuovo giovane Arcivescovo lavorerà nella consapevolezza di agire per conto di un Padre, infinitamente misericordioso, che ancora oggi ci fa accompagnare dal proprio figlio, che vive sempre discretamente tra noi, accompagna le nostre azioni e perdona la nostra indifferenza che è incapacità a riconoscerlo e soprattutto la nostra assoluta inospitalità, che ci porta a lasciarlo quasi sempre a dimorare oltre le nostre porte.
Sono 87 le parrocchie attraverso cui monsignore Alfano proporrà una rinvigorita evangelizzazione, un incontro quotidiano, costante, diretto, “per capire insieme a tutti – ha spiegato alla stampa – il progetto che Dio ha attraverso di me per questo territorio”. Promette una terapia intensiva di amore, lo strumento attraverso cui è possibile “tentare di costruire insieme un mondo diverso percorrendo sentieri forse ancora inesplorati  – ha spiegato monsignore Alfano  – questo non è poesia, o meglio è anche poesia, perché l’amore riesce a vedere il lato bello, affascinante, addirittura seducente in ogni esperienza e in ogni persona”. L’Arcivescovo sarà dispensatore di speranza, da tempo accantonata, addirittura soffocata da una crisi globale. “Le famiglie e i giovani sono fortemente provati per un peso insopportabile – ha detto l’Arcivescovo  in un’intervista a Penisola Tv –  E’ una crisi di riferimenti, di valori. La chiesa può essere voce, sporcandosi le mani, di una speranza attiva. La speranza di cui parla il Vangelo, affidata al Vescovo come emblema, si concretizza nella condivisione del bene di ogni persona e in particolare delle fasce più deboli, degli ultimi, ma per non scadere nella retorica, occorre passare dalle parole ai fatti”.
 L’Arcivescovo nella sua opera pastorale non trascurerà, nel rispetto dei ruoli di tutti, di tener conto delle criticità locali che vanno da classi politiche inadeguate, all’assenza di politiche locali di governo del bene comune; da una disoccupazione cronicizzata alle devastazioni ambientali e del patrimonio storico, fino alla devastante avanzata della camorra e delle varie espressioni d’illegalità. “Come Gesù dobbiamo puntare il dito contro le ingiustizie e chi le compie – ha spiegato l’Arcivescovo rivolgendosi alle azioni della camorra –  ma dall’altra parte dobbiamo essere sempre pronti a invocare la conversione, a dare la possibilità di un cambiamento, a ricordare che Dio è padre di tutti ed è pronto a perdonare anche chi si è macchiato dei crimini più orrendi”.
Francesco Alfano sarà pastore in un territorio vasto, complesso, articolato, dove convivono profonde sacche di povertà e di apparente agiatezza, spietate organizzazioni criminali e tante persone che ne sono vittime indifese dalle istituzioni. Lavorerà in un’area dove alla criminalità non sembra contrapporsi quasi nessuno, perché spesso si alimenta delle connivenze dei singoli e talvolta delle istituzioni. L’Arcivescovo non trascurerà nemmeno azioni di rilancio delle attività pastorali della “sua” chiesa che spesso ha dato l’impressione di aver rinunciato al ruolo di guida, di testimone, di sorgente della speranza che può alimentare la fiducia attiva in un futuro migliore, “nell’esempio di quel Cristo morto per amare l’umanità”.
“Il signore ci guida rispettandoci, nei tempi e nelle modalità – ha spiegato con serenità e fermezza – Il Dio della Bibbia non forza la storia ma entra nella storia. Ci guida ad un impegno serio di giustizia rispetto alla quale abbiamo messo a tacere anche la nostra coscienza”.
Antonio Irlando
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