Eccone un altro. Dopo aver beccato il “consigliere muto” del Popolo della Libertà, Ciro Sforza, che posizionando sul cruscotto della sua auto il contrassegno del Comune di Portici non pagava il grattino delle strisce blu, le nostre fotocamere hanno colto sul fatto un altro consigliere comunale. Si tratta di Vincenzo Ruffino (nella foto), esponente dei “Repubblicani Democratici”. Il consigliere di maggioranza è stato beccato da noi de “Il Gazzettino Vesuviano” mentre aveva la sua Bmw parcheggiata sulle strisce blu di viale Leonardo Da Vinci, senza grattino e con il contrassegno del comune ben in vista. Ruffino in un consiglio comunale di qualche anno fa, elogiò l’operato dell’amministrazione guidata da Vincenzo Cuomo affermando che Portici è la “piccola Svizzera” della Campania. Il consigliere forse dimentica che in Svizzera, il parcheggio collettivo (sistema di sosta a pagamento delle città svizzere n.d.r.) lo pagano tutti. Anche i politici.
Il danno e la beffa. La “furbata” messa in atto da alcuni consiglieri non è regolamentata da alcuna ordinanza o convenzione con la ditta che gestisce le strisce blu di Portici, ma da una sorta di tacito accordo tra le parti che fa risparmiare agli amministratori locali i soldi del grattino. La prassi è sempre la stessa: l’amministratore posiziona sul cruscotto il bollo del comune con la scritta
“Consigliere Comunale” e l’ausiliare del traffico ignora che quest’ultimo non ha il regolare grattino. Mentre i privilegi della casta crescono sempre più, il cittadino dovrà fare i conti con ulteriori strisce blu dipinte sul territorio porticese. In via Università, infatti, da qualche settimana sono stati installati nuovi stalli di sosta a pagamento dove prima vigeva il divieto di sosta. Una presa di posizione da parte dell’amministrazione comunale giustificata dal fatto che molti automobilisti non rispettavano il divieto di sosta posto lungo via Università, e quindi le strisce blu erano lo strumento ottimale per ovviare al problema. Problema risolto, quindi. Ora, però, risolviamo quello dei consiglieri “furbetti”.
Andrea Scala