Ultimo capitolo della saga Tremante. Dopo la decisione del Tar del Lazio che lo ha di fatto rimesso sulla poltrona di segretario provinciale del Pd, il partito, mentre si avvia verso il congresso, ritorna sulla questione. Lo fa il commissario (ex?) Andrea Orlando, come lo fa uno della vecchia guardia come Berardo Impegno («Tremante ha posto una questione importante, che crea un precedente e che costringe a un cambiamento»). E lo fa anche il responsabile Mezzogiorno dei democratici Umberto Ranieri, che dice: «Si affronti politicamente la questione Tremante. Anche se in me resta un rammarico. Mi assilla l’interrogativo: era proprio necessario aspettare la sentenza per ragionare di Tremante?». Intanto, è lo stesso Tremante a dirsi pronto a passare il testimone al congresso «Non sono candidato a nulla, io». Dal canto suo, Orlando ricorre a un termine mutuato dal gergo ciclistico per spiegare la situazione del Pd napoletano: «È vicino lo scollinamento. Il lavoro di Livio Falcone (organizzatore dell’assemblea, ndr) ha già segnato una svolta perché collettivo, una novità per Napoli. Va messa al centro l’importanza dell’unità del partito. Quanto a Tremante non ho capito, ma rispetto la sua battaglia. Voglio solamente dire che la mia dignità l’ho messa in campo dando tutto me stesso per rilanciare il Pd a Napoli, ma Nicola oggi ha posto una questione politica che dobbiamo raccogliere. Non perdiamo l’occasione di fare il congresso, chi lo convoca lo convoca, possiamo pure estrarre a sorte il nome del fortunato», ironizza. Intanto, a Napoli arriva il segretario nazionale Pierluigi Bersani, in Campania per i ballottaggi. Subito dopo la direzione regionale convocherà il congresso provinciale per fine giugno. In campo ci sono Gino Cimmino, Ciro Cacciola ma anche i popolari, compagine che conta tutti i sindaci eletti nella provincia, come Mimmo Tuccillo, Venanzio Carpentieri e Pino Capasso.
Antonio Averaimo
