“Le mie apparizioni pittoriche hanno radici profonde nell’humus della terra. Raccontano un mondo magico, misterico, mistico, enigmatico. Una volta dipinte, diventano soggetti autonomi, con una vita spirituale e materiale propria e, come ogni cosa vera della vita, esse acquistano un potere evocativo e visivo capace di creare nuovi immaginari”. Così definisce lo stesso Casciello le sue opere, sculture e dipinti, che sono cifrati da segni che esprimono la vitalità creativa propria del bacino archetipico mediterraneo. La capacità di Casciello è stata, sin dalle prime esperienze condotte nell’ambiente della sua comunità, quella di calibrare il segno e far sì che esso racchiudesse lo spazio. Insomma il suo lavoro si è posto sempre come necessità di occupare l’ambiente sociale quasi a farsi portatore di un linguaggio costruttivo, disposto a riflettere a fianco e in complicità con l’architettura. Il suo lavoro rimane legato ad una precisa idea di pittura: nelle opere permane il legame indissolubile con la terra, tipico della stagione giovanile, caricato, però, di valori simbolici.
Di Franco Cipriano sono in mostra inchiostri su carta, da un ciclo degli inizi del 2000, che rappresentano il passaggio del disegno nelle acquee materie della pittura. In una luce mutevole, sorge lo spazio “in-corporeo” dell’immagine, vaganti orme delle cose, sempre prossimo a rientrare nell’assenza intemporale del “silenzio”, nel vuoto iniziale cosmico. Negli inchiostri di Cipriano sembra dunque mostrarsi la primigenia ombra, che racconta il passaggio tra il caos indifferenziato e il mondo nascente. Su questo confine, che attraversa il corpo-segno e il corpo-luce, risuona il gesto pittorico come memoria del tempo originario, che in pittura si fa spazio originante. Nelle carte di Cipriano germinano anche scissioni, metamorfosi, incroci – tra umano ed animale, luce e materia, segno e spazio – come figure arcaiche del mutare, che disegnano paesaggi di enigmi e misteriose lontananze. Nella radice simbolica, di soglia tra presenza e assenza del mondo, questi inchiostri rivelano sacri riti di ritorno all’indistinzione tra pensiero e materia.
Le opere di Marco Nereo Rotelli, esposte a Palazzo Sasso, giungono dall’Espace Louis Vuitton di Parigi, dove erano state in mostra in occasione dell’evento straordinario “Silent writing” e realizzate nell’Isola di Pasqua. L’artista Rotelli, veneziano di nascita, ha viaggiato in tutto il globo realizzando mostre personali che pochi artisti possono annoverare, dal museo del Petit Palais di Parigi al Living Theatre di New York, da palazzo Reale di Milano alla cattedrale di Santiago de Compostela, dal Millenium Museum di Bejgin al World Park di Seoul, per non parlare della prestigiosa Biennale d’arte di Venezia dove e’ stato invitato ed ha esposto in ben sette edizioni.
La sua e’ un arte che ipnotizza per la sua profondità ed intensità e crea con colori brillanti un recupero di antichi linguaggi che giustamente l’artista ritiene non debbano esser perduti perchè sono una forma di poesia allo stato puro.