Un risultato scontato e annunciato quello di Torre Annunziata, una città in balia di “personalismi e personaggi che hanno fallito. Una sinistra che fallisce miseramente, divisa, ed inconcludente.
Un segretario Pd che oggi si dimette sperando di scaricare le colpe su qualcun altro e che non ha avuto il coraggio di dimettersi prima, di fronte al rischio della spaccatura, della brutta sconfitta. Torre Annunziata nelle mani di chi ha dimostrato di aver fallito e, rappresentata dagli uomini che si riaffacciano nuovamente alla gestione del comune, non potrà che riconfermare il fallimento”.
Questo parte dell’amaro sfogo di Pasquale Guarriera, navigato esponente politico torrese, storicamente vicino alla sinistra, già assessore ed artefice, negli ultimi anni, di molteplici iniziative politiche legate alla società civile.
Guarriera, in un incontro nella nostra redazione, ci racconta di un ultimo tentativo per evitare la sconfitta. Di un ultimo incontro a cinque giorni dal voto per evitare lo scempio del voto contro la politica di Starita. Un ultimo tentativo di ricompattare le forze frammentatesi con troppi sindaci proprio a sinistra. È Guarriera, uomo di sinistra, che crede ancora nel buon senso dei nuovi uomini di “sinistra” a tentare in exstremis una mediazione che agli occhi dei più, dei tanto disillusi dalla “moderna politica”, appare da subito come una lotta contro i mulini a vento nella quale solo una persona amante della propria città, dei propri concittadini, dei propri saldi ideali può ancora credere.
«Invitai i due candidati sindaci e i loro referenti politici cittadini – dice Guarriera – ad un incontro, lontani da Torre, ma ciò non fu possibile. Ci incontrammo a Torre Annunziata, in una nota struttura alberghiera con consuetudine di “transatlantico” per incontri politici, accordi, patti, assi di ferro e “baci di Giuda”. In quella occasione chiesi – continua Pasquale Guarriera – ai due candidati di accordarsi affinché uno dei due facesse un passo indietro per essere pubblicamente investito della carica di vicesindaco e compattare tutti i voti sul restante aspirante sindaco. Mi fu risposto che una operazione del genere era impraticabile e soprattutto, stando ai loro sondaggi, risultavano essere in vantaggio sul sindaco uscente. A quel punto presi un foglio di carta e misi per iscritto che con tale comportamento stavano regalando la vittoria al sindaco Starita, firmai, salutai e abbandonai la compagnia».
Ivan Di Napoli