Pompei: Gianfranco Fini al Meeting, elogio della legalità

  

La parola legalità è abusata e spesso, soprattutto i giovani, la sentono nemica come una limitazione della propria libertà. A restituirle significato e bellezza, nella mattina del 18 maggio al teatro “Costanzo Mattiello” di Pompei, è stato il dibattito tra  il Presidente della Camera Gianfranco Fini e gli studenti delle superiori locali, nell’ambito del 26° Meeting dei Giovani. L’arrivo dell’On. Fini è dovuto all’impegno dell’Arch. Paola Marzullo, Presidente del circolo Socialismo e Libertà del FLI di Pompei, e dell’On. Luigi Muro, coordinatore regionale del FLI, che l’hanno accolto insieme al Forum delle Associazioni, coordinato da Ferdinando Uliano. Particolare calore è stato espresso da Monsignor Carlo Liberati, Arcivescovo di Pompei, nel ricordare alla terza carica dello stato l’affanno che vive la popolazione in questo momento di crisi e le preoccupazioni per i giovani che, dopo la chiusura degli orfanotrofi, vivono in strada. A portare al centro della discussione la parola camorra è stato l’intervento del Professor Pasquale Sabatino, ordinario di Letteratura Italiana all’Università Federico II, che sta realizzando un progetto di biblio- camorra,  una raccolta di testi teatrali, letterari, saggistici e musicali sulla criminalità organizzata. In tal modo sarà possibile ricostruire il “codice camorra”, un vero e proprio linguaggio a parte come dimostrato dalla lettera indirizzata al boss Zagaria  in carcere decodificata da Roberto Saviano su “Repubblica” e  a “Quello che (non) ho” . Altre parole necessarie sono quelle di Gaetano Di Vaio, ex detenuto di Poggioreale, definito un mostro che produce criminali dove si entra per uno spinello e si esce affiliati alla camorra, oggi produttore cinematografico con la società “Figli del Bronx”. Tale società ha al suo attivo il film- documentario “Il loro Natale”, sulle compagne dei detenuti partenopei che scelgono di sostentarsi da sole senza attendere la “mesata” della camorra, o “Là- Bas”, il lungometraggio sulla strage di Castelvolturno dove sei ragazzi innocenti della comunità africana trovarono la morte perché, come emerso dalle intercettazioni, “tanto sono tutti uguali”. Ma la testimonianza più forte di Di Vaio riguarda un ragazzo della periferia napoletana, rifiutato dalla scuola e reclutato dalla camorra, cha a soli quindici anni pensava di non avere niente da spartire con la vita e che adesso sconta venti anni di galera, denunciato dal suo stesso boss. E ancora il suo racconto tocca Scampia, un quartiere di 60.000 abitanti che sono troppi anche per essere presi in carico dalla criminalità organizzata, ma di cui neanche lo Stato si cura, abbandonandoli in quel deserto di Vele e nulla. Sulla stessa scia l’analisi del Presidente della Camera Gianfranco Fini che sottolinea come il disagio sociale, la paura, l’ignoranza, ma, soprattutto, la fascinazione del potere e del denaro siano il brodo di coltura della camorra. “La legalità è la premessa della libertà: laddove ci si arrende alla camorra si perde la possibilità di costruirsi il futuro con le proprie mani perché la camorra è una piovra i cui tentacoli imprigionano la società” afferma l’On. Fini. Per questo, prosegue, è necessario agire a 180°, sull’economia, la sicurezza e la politica, escludendone i condannati. Al termine della discussione il Presidente della Camera si è recato in visita ai due luoghi simbolo della città: il Santuario e gli Scavi Archeologici. Quello che rimane di questo incontro è la difesa di una parola, la legalità, che da sola potrebbe rinnovare la società, fondata sulla furbizia, la prepotenza e il favore,  per togliere terreno all’inferno della camorra e dare spazio e voce quello che inferno non è e che aspetta solo che ognuno di noi lo guardi, lo protegga e lo faccia crescere.

                                                                                                                      Claudia Malafronte

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano