Terremoto: evento naturale, disastro culturale

Certe notizie somigliano ai manifesti mortuari bagnati dalla pioggia, sembrano fresche ma, in realtà, sono vecchie. Di questo tipo, a pensarci bene, sono le news che arrivano dall’Emilia Romagna, regione colpita da un terremoto lo scorso 20 maggio.

L’evento sismico, non c’è dubbio, è recente. Ad essere stantie e ripetitive sono le dinamiche culturali di contorno: le immagini dei danni e i commenti che si susseguono senza sosta, i casi umani in primo piano, scienziati impacciati messi all’indice quasi fossero rei di omicidio colposo, le diatribe sul “si poteva prevedere” ovviamente non mancano mai, come immancabili sono le attribuzioni dell’evento naturale a cause paranormali. Insomma, un gran calderone mediatico, una sorta di spettacolo itinerante che si ferma di scossa in scossa.

La paura e la pietà generano interesse e i cittadini assimilano le notizie come una spugna asciutta assorbe l’acqua, non hanno mezzi per distinguere il vero dal falso e finiscono per credere a tutto, che equivale a non capire niente. Il vero disastro sta tutto qua. I manufatti crollati, le vittime sepolte dalle macerie, la paura dei superstiti, il disagio degli sfollati, l’economia in ginocchio e quant’altro sembra l’ovvia ed esclusiva conseguenza del terremoto sono invece largamente causate dall’ignoranza naturalistica della popolazione.

Eppure basterebbe poco per migliorare il livello delle conoscenze. Si potrebbe, ad esempio, dedicare più ore a settimana allo studio scientifico dei fenomeni naturali nelle scuole, oggi sono appena 2 ore a settimana, una vera miseria, lo sanno bene gli insegnanti di scienze. Bisognerebbe rivalutare l’attività universitaria, corsi di laurea in Scienze Naturali potrebbero contribuire alla formazione di una nuova classe di tecnici, giornalisti e amministratori meno sprovveduti. Utile sarebbe, infine, promuovere le attività dei musei scientifici, ad averne giovamento sarebbe quella parte di popolazione non più in età scolastica.

Tutto questo andrebbe fatto con la ferma convinzione che la cultura a lungo andare ripaga sempre. La consapevolezza di vivere su una terra instabile e in continuo mutamento, soggetta a forze che non sono dipendenti né dalla volontà umana e ancor meno dal volere di una qualche divinità, a fenomeni che per la loro natura complessa non possono essere previsti con precisione ma possono essere anticipati prendendo le opportune misure precauzionali, allo stesso modo di chi porta l’ombrello in borsa sapenso che prima o poi pioverà. Tutto questo, statene certi, limiterà i disastri culturali e renderà più sopportabili gli eventi naturali.

Ferdinando Fontanella

Twitter: @nandofnt

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