Pompei e la camorra in un’Italia stanca

“Pompei crolla nell’indifferenza“, così sulla prima pagina del quotidiano francese Le Monde, tra i più autorevoli giornali europei, viene annunciato un ampio reportage di tre paginoni dedicato agli scavi archeologici. All’interno la dose è rincarata: “Silenzio, Pompei si spegne” è il titolo. Il sommario, invece, offre una descrizione angosciante: “Uno dei più prestigiosi siti archeologici del mondo che cade in rovina e crolla. Mancanza di finanziamenti, lentezza dell’amministrazione, corruzione, disattenzione di chi deve decidere… Pompei è il simbolo di un’Italia stanca”. E per chi non avesse ancora capito che si tratta di una pesante umiliazione per l’Italia (e questa volta non c’entrano i “soliti francesi”), ecco un altro titolo impietoso nella seconda pagina dell’ampio e documentato servizio: “Pompei è ancora di competenza dell’Italia?”, vale a dire che altri, forse, dovrebbero occuparsene, vista l’incapacità nazionale ampiamente dimostrata proprio a Pompei.
Il degrado di Pompei, raccontato da Le Monde, è il racconto della disfatta e dell’umiliazione di un intero paese che lascia distruggere il proprio patrimonio. Di chi è la colpa? Come sempre si liquida tutto con la solita frittata che “sono tanti”, e tra in tanti c’è lo Stato, le soprintendenze, gli enti locali.
A Pompei i tanti dovrebbero avere un nome ed anche un cognome. Chi deve individuarli sembra essere in forte ritardo. Una tanto auspicata “Archeologia Pulita” ancora non parte. Ora s’interverrà con fondi europei, tanti soldi, ben 105 milioni. Ed ecco che in tanti, all’estero, non da noi, si chiedono se l’Italia è in grado di farsi carico di salvare Pompei, visto che verranno spesi anche soldi di altre nazioni. Tale domanda è finanche banale, dopo che si è permesso, per incuria, di portare il degrado ad un livello tale da stimare nell’80%, i pezzi dell’area archeologica a rischio crollo e distruzione irreparabile.
La straziante agonia di Pompei avviene da tempo, sta avvenendo ora, era in corso quando l’inviato di Le Monde, Philippe Ridet, è stato a Pompei ed avverrà domani e forse anche dopodomani. Sempre nell’indifferenza di troppi, di tanti che dovrebbero operare e non lo fanno, di chi dovrebbe valutare e punire abusi, inefficienze e sprechi, e non lo fa.
Ecco che arriva Le Monde e poi altri, da ogni parte del mondo: vedono, capiscono e ci sbattono in faccia le responsabilità per la distruzione di Pompei. Si arriva al ridicolo quando il giornalista del prestigioso quotidiano europeo si chiede se a Pompei vi è almeno uno spazzino per pulire gli scavi, visto che mancano tante categorie di restauratori per curare quotidianamente una delle aree archeologiche più importanti del mondo.Intanto il governo Monti ha detto, in coro, che Pompei deve essere il simbolo del cambiamento. Il Ministro per i beni culturali Ornaghi ha solennemente affermato: “Via la camorra da Pompei” (allora attualmente c’è?). Molti ministri hanno promesso che “nessun euro dei 105 milioni finirà nelle tasche della camorra” (quindi, finora ha incassato?). Un superprefetto vigilerà sugli appalti che saranno “a prova di camorra” (e finora?). Insomma, diverse dichiarazioni che fanno dedurre che la camorra ha operato e, forse, opera ancora nell’area archeologica di Pompei. Lo scrive anche Le Monde, ma solo ora qualcuno pensa alla solita becera storia del complotto francese.
Antonio Irlando
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