La condizione delle periferie pompeiane è disastrosa come denunciato più volte dai nostri articoli. Per questo nelle “dieci domande” al sindaco Claudio D’Alessio il primo quesito riguardava proprio le famigerate frange urbane che chiedono oggi più che mai ascolto, e, come noi, notoriamente senza esito. A fronte di questo gap tra la città e il palazzo emergono nuove realtà associative e tra queste “Obiettivo Pompei” che ha come obiettivo, appunto, la salvaguardia dei diritti dei cittadini di Pompei, e in particolare di via Astolelle, tra le zone più martoriate della nostra città. Tale organizzazione si è presentata alla città nella serata del 30 maggio per illustrare il proprio progetto sociale e farvi confluire nuove energie, tramite il tesseramento e il collegamento col Forum delle Associazioni, il cui coordinatore Ferdinando Uliano ha partecipato all’appuntamento portandone i saluti e gli auguri. Ma per vedere più da vicino le condizioni di via Astolelle ci rivolgiamo ai vertici di “Obiettivo Pompei”, ovvero il presidente Alfredo Di Nola e il vice- presidente Antonio De Febbrari. Qual è lo stato dell’arredo urbano? “La sede stradale e i marciapiedi sono degradati, come l’illuminazione è insufficiente. Per non parlare della raccolta differenziata che in talune traverse non viene garantita. Inoltre da molto tempo subiamo disagi per i lavori per le fognature di cui non sappiamo se e quando verranno ultimati”. Cosa pensate dell’apertura del centro commerciale che vi riguarda anche per la viabilità? “Temiamo che deprima il commercio senza portare nuova ricchezza. Già ora con un cartello con la dicitura “strada chiusa” anche se è aperta abbiamo subito un forte calo di vendite e alcuni negozi sono chiusi o stanno per chiudere. Per la viabilità si dice che dovrebbe essere assorbita da altre arterie come via Acquasalsa e il Campo d’Aviazione, ma paventiamo che nel frattempo si crei un caos infernale”. Cos’è il “muro di Berlino”? “Da tempo si parla di murare il passaggio a livello delle FS e creare un sottopasso. Ad oggi non conosciamo nello specifico il progetto però siamo preoccupati per gli effetti soprattutto sul commercio”. Cosa proponete a fronte di questi disagi? “Intendiamo interloquire con l’Amministrazione per avere informazioni sulle fognature e sul passaggio a livello e, al contempo, chiedere di concertare con i cittadini e l’associazione questi interventi. In secondo luogo, vorremmo rivolgerci a Monsignor Carlo Liberati per ottenere in comodato d’uso parte del S. Paolo come parcheggio delle attività commerciali e per far defluire il traffico causato dalle scuole. Insieme al Forum, poi, chiederemmo sempre al Prelato l’altra parte del S. Paolo nel periodo estivo per organizzare iniziative nella nostra comunità”.
Claudia Malafronte