C’è stata molta curiosità intorno all’ultimo consiglio comunale del 29 maggio scorso, soprattutto intorno al primo punto all’ordine del giorno, e cioè la discussione e l’approvazione di un documento molto corposo elaborato al fine di integrare il Puc e preparare un piano per accedere ai fondi Europei. In realtà, però, sul documento la discussione non c’è stata in quanto l’unico a relazionare è stato il vicesindaco Benedetto Migliaccio, il quale si è protratto in una lunghissima e particolareggiata performance sulle peculiarità e sulla trasformazione del territorio. La relazione girava intorno al documento, elaborato dall’Ufficio Europa sotto la direzione del responsabile Iovine, di oltre 700 pagine contenenti un’ enorme mole di materiali che spaziano dagli uccelli del Faito, ai sentieri, ai Santi e alle Madonne del territorio fino ai gelati e ai mestieri. Un documento nato dopo mesi e mesi di lavoro, al quale hanno contribuito molte persone tra tecnici e operatori di vario genere.
Che non vi sia stato un dibattito sulla relazione di Migliaccio è stato un peccato, un’occasione persa dalla minoranza. Alcuni spunti forniti dal vicesindaco sono stati interessanti e valeva la pena di approfondirli in Consiglio Comunale, se non altro per avere un’ idea di cosa la minoranza stessa pensi sul futuro urbanistico ed economico di Vico Equense.
Vico Equense, a differenza di tutte le altre città della costa napoletana, ha mantenuto una sua originalità urbana, legata, controcorrente, al paesaggio rurale. A Vico non si è concretizzata una cementificazione tale da stravolgerne completamente i connotati, mantenendo la città, unico esempio anche in Penisola Sorrentina, la sua antichissima connotazione “stellata” con piccoli agglomerati dal carattere rurale distribuiti nelle frazioni. Migliaccio prende spunto da questa eccezionalità del territorio vicano per ipotizzare anche delle possibili modifiche del vecchio e ormai superato piano regolatore, forse, a suo dire, troppo attento alla tutela e poco alla specificità, come tutte la normativa vigente sull’edilizia.
Per quanto lunga sia stata la relazione e prolisso il documento elaborato, il tentativo di cominciare un discorso che affonda le radici nella storia e nelle peculiarità territoriali non è da tenere in poco conto, soprattutto perché dimostra un’originalità di approccio ai problemi in questa amministrazione comunale sempre molto legata alle contingenze ordinarie e poco incline a fare un discorso di più ampio respiro che contenga storia, tradizione, sviluppo urbano e visione coerente di un futuro alle porte.
La minoranza non ha proferito parola su quanto esposto da Migliaccio ed ha valutato solo il corposo volume messo insieme nei mesi scorsi. Nella dichiarazione di voto contrario, l’avv. Starace ha messo in evidenza i limiti tecnici dell’elaborato, lo ha definito pittoresco e fiabesco piuttosto che un concreto strumento per la futura urbanizzazione di Vico Equense, totalmente inutilizzabile per elaborare un nuovo PUC, vista l’assenza di agganci alla normativa vigente. Non avrebbe tutti i torti se la relazione di Migliaccio fosse finalizzata esclusivamente alla costruzione di “11.000 nuovi vani”. Però una risposta al lavoro di mesi e mesi dell’Ufficio Europa andava data nel merito delle ipotesi per una Vico futura, sul metodo di lavoro seguito e nella prospettiva di poter interagire con la Città che Migliaccio ha messo in campo. Soprattutto per aprire un confronto sul tema importantissimo della pianificazione del trasporto pubblico che rappresenta uno delle ipoteche maggiori sul futuro economico del territorio.
Invece, anche in questo caso, la minoranza ha messo in evidenza l’aspetto tecnico, dimenticando che il Consiglio Comunale è una palestra dove si pratica l’esercizio del confronto “politico”. Pare quanto mai singolare che si prospettino leggi per costruire nuovi box interrati “legali” e non ci si esprima una volta per tutte su cosa si pensa veramente dell’abusivismo diffuso e generalizzato di Vico Equense e di come sia possibile incanalare la città su prospettive di sviluppo coerenti con il territorio.
La delibera è stata comunque approvata con undici voti a favore e quattro contrari.
Maria D’Ordia