Terremoto: Zamberletti e ladroni fuori dai coglioni

Stando alle dichiarazioni del ministro dell’ambiente Corrado Clini l’Italia, scossa dal terremoto dell’Emilia Romagna, è finalmente pronta al decisivo passo verso la messa in sicurezza del territorio da future calamità naturali.

Le parole del capo del dicastero, riportate dall’Ansa, sono le seguenti “Ho cominciato a parlare di un piano nazionale per la sicurezza del territorio non appena mi sono insediato. Un piano che duri quello che deve durare, ma almeno 15 anni. Una priorità, una grande infrastruttura per il nostro paese. L’evento sismico di questi giorni ne ha richiamato la necessità“. Un’operazione che dovrebbe costare circa 40miliardi di euro da attingere, in parte, anche da fondi dell’Unione Europea.

Tre lustri dunque, un arco di tempo ragionevolmente lungo per sperare in qualcosa di serio. Nel napoletano ancora si ridacchia per le giornaliere scadenze berlusconiane date per risolvere un’altra emergenza, quella dei rifiuti <<in dieci giorni sarà tutto a posto>> ricordate? Ancora stiamo aspettando, ma questa è un’altra storia.

Quindici anni sono parecchi, lavorando seriamente e spendendo oculatamente il denaro preventivato, forse veramente potrebbero bastare per fare qualcosa di buono. In fondo, volendo essere ottiminsti, sono anche pochi, di sicuro meno della metà del tempo trascorso dal terremoto del 1980 ad oggi, 32 anni.

Anche allora  l’Italia ferita pensò di fare un passo prioritario per il futuro della nazione, sulle macerie e i morti della Campania, della Basilicata e della Calabria nacque, in quegli anni, la Protezione Civile. Un sistema che dovrebbe essere capace di coordinare le forze e le risorse messe in campo dallo Stato per tutelare l’integrità del paesaggio sociale nazionale dai danni derivanti da calamità naturali. La Protezione Civile, ovviamente, non dovrebbe intervenire solo in caso di disastri per portare soccorso, ma dovrebbe attivarsi soprattutto per fornire previsioni e prevenzione capaci di mitigare i rischi. Il “padre” di questo sistema è Giuseppe Zamberletti, politico italiano nato nel 1933, che in qualità di commissario incaricato dal governo gestì e coordinò i soccorsi del dopo terremoto. L’esperienza fu decisamente fallimentare, il tutto può essere riassunto in una metafora: un fiume di denaro pubblico prosciugato dal malaffare della politica e della camorra. Aiuti che nulla di buono hanno portato ai territori danneggiati dal sisma; tant’è vero che ancora oggi in molte città ancora sono evidenti i segni lasciati dalla scossa: case lesionate, cittadini sfollati, monumenti sfregiati.

Il fallimento è così evidente che passeggiando nel centro storico, ancora terremotato, di Castellammare di Stabia tra i palazzi diroccati e pericolanti, che di tanto in tanto crollano come se fossero piramidi di carte, è possibile leggere alcune scritte risalenti agli anni del terremoto, che testimoniano lo scoramento della popolazione che già allora chiedeva una giustizia che mai ha avuto. La più eloquente di queste scritte riporta testualmente queste parole “Zamberletti e ladroni fuori dai coglioni”.

Se trentadue anni, quasi 12mila giorni, e un fiume di denaro non son bastati neanche a cancellare quei simboli di vernice dal muro, è lecito chiedersi allora se 15 anni e 40 miliardi basteranno veramente per mettere in sicurezza l’intera nazione. Ai posteri l’ardua sentenza, buona fortuna ministro Clini.

Ferdinando Fontanella

Twitter: @nandofnt

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