Stop all’inceneritore di Napoli, ma si avvicinano le scadenze dell’Unione Europea

La società milanese A2A ha formalmente rinunciato all’offerta per la realizzazione dell’inceneritore nella zona di Napoli Est. Il motivi della rinuncia alla costruzione dell’impianto, che avrebbe dovuto bruciare quattrocentomila tonnellate l’anno di rifiuti, è essenzialmente il costo troppo elevato congiunto alla discordanza di vedute tra le istituzioni. La Regione vuole la realizzazione dell’impianto, mentre il Comune di Napoli è contrario.

 Il commissario Carotenuto ufficializzerà, con una relazione al governatore Caldoro, il ritiro della società dalla gara. L’A2a aveva già presentato lo scorso 23 maggio il piano economico-finanziario privo però della garanzia bancaria, spiegando che “la realizzazione di un termovalorizzatore non può prescindere dall’assenso degli enti istituzionali interessati all’iniziativa”.

Intanto la commissione europea dovrà stabilire entro il 26 giugno se andare avanti con la procedura di infrazione o bloccarla del tutto: a tutt’oggi l’infrazione è solo sospesa. Ora si attendono reazioni dalle isitutuzioni: il Comune di Napoli ha già manifestato l’intenzione di costruire a Napoli Est un impianto di compostaggio, insieme ad altri due centri completi per il trattamento meccanico debiologico dei rifiuti. I tempi stimati per il completamento dei lavori, sono di circa due anni, comprendenti anche le procedure burocratiche. La chiusura definitiva della discarica di Chiaiano ha rappresentato da un lato una giusta vittoria per i comitati e per l’ambiente, ma dall’altro lato si sta iniziando a fare avanti il problema di dove destinare le altre 150mila tonnellate che l’UE aveva previsto di far smaltire nella discarica di Chiaiano.

Inoltre il 16 giugno arriva un’altra scadenza fondamentale: il Consiglio di Stato dovrà stabilire se per inviare i rifiuti nel resto d’Italia è necessario un accordo tra Regioni. Già mesi fa sia l’assessore comunale all’ambiente di Napoli Tommaso Sodano, sia il presidente di ASIA NAPOLI, Raffaele Del Giudice, avevano espresso forte preoccupazione per questo provvedimento che  potrebbe compromettere duramente l’equilibrio precario sul quale si regge, al momento, tutto il sistema rifiuti campano.

A tutto ciò si aggiunge una novità dell’ultim’ora. In caso di multa dell’UE, il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha già messo le mani avanti: “La sanzione dell’UE? In quel caso Potremmo vedere  se l’ onere della multa deve ricadere su tutta la nazione o solo sulla Regione”. Dunque circa 191 milioni di euro all’anno che peseranno soltanto sul disastrato bilancio della Regione Campania: decisione che si presenta abbastanza incoerente, dal momento che l’ “emergenza rifiuti” in Campania è stata gestita per vent’anni da commissari straordinari nazionali nominati dal governo. Poi a proposito della questione che riguarda le ecoballe stoccate a Taverna del Re, il Ministro Clini ha afferamto che essa “è strettamente connessa alla procedura di infrazione in corso, dal momento che “lo smaltimento delle ecoballe è connesso alla realizzazione di un impianto di termodistruzione, che possa prevedere anche la valorizzazione energetica. Tutto ciò è di competenza della Regione e allo stato dell’arte non abbiamo avuto indicazioni in merito. Dopo la contrarietà del Comune di Napoli al termovalorizzatore nell’area est della città – ha ricordato il ministro – c’è un terzo impianto in gioco: si è parlato di bruciare le ecoballe a Giugliano, ma su questo non abbiamo avuto un aggiornamento e comunque io sto aspettando anche perché dovremo dare una risposta alla commissione Ue entro la fine di giugno”.

Mario De Angelis

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