Lezione per parassiti e aspiranti tali

Si fa presto a dire “sei un parassita” pensò Arturo, professione verme solitario. Era un po’ che rifletteva su questa cosa e, in tutta sincerità, era parecchio risentito. Bisognava fare qualcosa per difendere il buon nome della categoria, magari una bella denuncia per millantato credito agli usurpatori.

Per poterti fregiare del titolo di parassita, ripeteva tra sé e sé, è necessario laurearsi all’Università dell’Evoluzione e superare i severi esami della selezione naturale. Questa gentaglia, dei poco di buono sicuramente, invece crede che si possa dire “ora faccio il parassita” solo perché vivono spudoratamente a spese degli altri, la cosa in realtà è molto più complicata. Neanche la regola d’oro di ogni buon parassita conoscono, ma come si fa?

Il malumore di Arturo era iniziato quando il suo ospite, il sigor Mario, si era fissato a guardare tutti i telegiornali, ascoltare le notizie alla radio, a leggere, ad alta voce, giornali e post del web, che raccontavano di una giovane signora, di nome Italia, che stava morendo d’inedia. Ascoltava e poi giù con le bestemmie e gli sputi a delle facce vuote che vedeva in foto o sullo schermo, la causa del male, e ancora insulti: parassiti pezzi di mer…, parassiti cogli…, parassiti facce di cul…, ripeteva senza sosta. Erano questi appellativi che ferivano l’onesto Arturo, proprio lui che del parassitismo aveva fatto una ragione di vita. Da cinque anni risiedeva nell’intestino di Mario, da quando questi aveva mangiato un bel po’ di carne di maiale poco cotta, fin dal primo giorno mai era contravvenuto a quella regola che vuole un vero parassita mai mortale per il suo ospite. Il sig. Mario era un po’ dimagrito, è vero, perché lui si fregava parte del suo nutrimento, ma mai e poi mai avrebbe causato un danno mortale. Questo il segreto della categoria.
Del resto, pensateci bene, un parassita che distrugge il suo ospite distrugge anche il proprio ambiente e ciò, tradotto in parole semplici, significa la fine per tutti. Ecco dunque che i vermi che stanno togliendo la vita alla bella Italia, poveri stolti ed incapaci, non son degni di chiamarsi parassiti.

Ferdinando Fontanella

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano