Pompei, come risaputo, è una città esclusiva e dalle mille peculiarità rispetto alle realtà circostanti. Quello che ancora ignoravamo è che anche il suo cimitero deve avere delle caratteristiche particolari a confronto dei comuni limitrofi. A rivelarlo è una “pubblicità comparativa” realizzata dal circolo del PD cittadino. L’oggetto della singolare campagna promozionale è il costo dei nuovi loculi nel luogo dell’eterno riposo pompeiano, costo sensibilmente più esoso rispetto a quello delle città vicine. Se per assicurarsi l’ultima dimora in terra pompeiana l’entità della spesa varia a seconda della collocazione del caro estinto dai 4.900 euro della seconda fila ai 3.844 euro della prima, passando per i 4.800 della terza e i 4.500 della quarta, le cose stanno ben diversamente à cotè di Pompei. Basta spostarsi a Santa Maria La Carità per trovare prezzi più convenienti: il massimo è 2.220 euro per la terza fila, il minimo 1.600 per la prima e la quinta, mentre a metà si attestano la seconda e la quarta fila con 1.800 euro, il tutto, ovviamente, più iva. Ma anche Boscoreale risulta più economica di Pompei con i suoi 1.185 euro più bollo e registrazione, che non discriminano il de cuiuis in base alla sua sede definitiva. Insomma questi nuovi 612 loculi della discordia che tante polemiche hanno già generato, come la denuncia del consigliere Raffaele De Gennaro, hanno anche contraddetto il luogo comune per cui dopo la morte siamo tutti uguali. In questo caso la città fa la differenza, soprattutto di prezzo, e bisogna affidarsi ad una lotteria non solo per nascere ma anche per morire. Con la speranza, va da sé, che non si sia costretti a una nuova forma di turismo o di “emigrazione” per assicurarsi un luogo di eterno riposo “low cost”. Al termine di ogni riflessione, comunque, un quesito rimane: “perché a Pompei costa tutto di più”?
Claudia Malafronte