Nulla di fatto per il consiglio comunale convocato a Palazzo De Fusco. All’ordine del giorno vi erano questioni cruciali, come i regolamenti per l’applicazione dell’IMU (imposta municipale unica), per la definizione agevolata dei tributi locali e per la zona a traffico limitato. Altre decisioni fondamentali riguardavano il bilancio: da quello di previsione annuale del 2012, al riconoscimento di diverse voci di debito al di fuori dello stesso. La questione più scottante, tuttavia, si è rivelata quella del “Commercio al dettaglio su aree pubbliche di posteggio”, approvata con due delibere di giunta (91 e 98 del maggio 2012), di cui il consiglio comunale avrebbe solo dovuto prendere atto. In base a tali determinazioni, infatti, gli addetti al commercio ambulante del centro di Pompei dovrebbero essere trasferiti in tre zone: Piazza Immacolata (3 postazioni), Via Roma- tratto cieco (6 postazioni), Piazza Falcone Borsellino (9 postazioni). Gli interessati sono accorsi numerosi nell’aula consiliare per far sentire le proprie ragioni assistiti dalle associazioni di categoria Cidec e Confcommercio. È il rappresentante di quest’ultima sigla, Alessandro Di Paolo, a chiarire la loro posizione: “Il centro cittadino sta morendo perché non è difeso da nessuno e non è rappresentato al Comune, dove si preferisce lo sviluppo delle aree periferiche. Se questa operazione riguarda gli ambulanti del territorio di Pompei deve coinvolgere tutti, anche quelli di Villa dei Misteri. Si potrebbe stabilire una turnazione coinvolgendo anche loro ed evitare di scaricare tutto il peso economico su quelli del centro”. Durante l’attesa per l’inizio del consiglio è salita forte la tensione tra i commercianti e i rappresentanti della maggioranza alcuni dei quali, come Domenico Mancino (PD), Carmine Cirillo (Unione Cristiani Pompei) e Raffaele Matrone (API) hanno abbandonato l’aula prima dell’appello del presidente del consiglio comunale Ciro Serrapica (PD). Con questa ulteriore defezione i banchi della maggioranza sono diventati quasi completamente vuoti al contrario di quelli dell’opposizione, particolarmente agguerrita sul punto. A fronte di tale gesto, con il conseguente venir meno del quorum per la regolarità della seduta, pari a undici contro i nove presenti, la rabbia dei commercianti è esplosa con dimostrazioni accese di sdegno e dissenso. Bisogna attendere, dunque, ancora la convocazione di domani per conoscere la sorte della nostra città e in particolare del suo commercio che, già in subbuglio per il nuovo centro commerciale, teme, con questi provvedimenti, un nuovo smacco.
Claudia Malafronte