Il primo cittadino, accompagnato dalla baby sindaco Francesca Tufano, ha parlato per un’ora e mezza davanti ad un’affollata platea. La serata era iniziata con gli striscioni e i passi di danza dei ragazzi di alcune scuole del territorio. L’inno nazionale ha suggellato infine il momento della consapevolezza civica della manifestazione. Che ha dato il via all’intervento vero e proprio della fascia tricolore. Esposito ha snocciolato i punti del programma elettorale per dare conto ai cittadini di quanto realizzato fin qui: la modifica del contratto di progetto di finanza per il cimitero comunale che ha consentito di abbassare i prezzi dei loculi e i coprifossi uguali per tutti; lo scioglimento della società ambientale Amav che perdeva 4 milioni di euro e l’ esternalizzazione del servizio dei rifiuti senza perdita di posti di lavoro e con maggiore efficienza; la questione della zona rossa su cui ha rimarcato i primi successi, nel senso di aver posto al centro dell’attenzione regionale i limiti della legge.
Ma prima ha fatto una premessa sulle condizioni in cui oggi versa il Paese. «C’è precarietà, disoccupazione, disagio sociale, ed è venuta a mancare anche la speranza» ha incalzato. La differenza con il dopoguerra dove «eravamo ancora più poveri» è che allora, invece, c’era la speranza che lasciava intravedere una prospettiva». E avevamo anche «una grande classe dirigente». «La politica, oggi, è degenerata -ha proseguito-, i partiti sono finanziati e non riescono neppure a governare il Paese. La coesione sociale è messa in discussione. Non c’è più una rete sociale, aumentano gli abusi e i politici hanno smarrito il senso della realtà». Bisogna dunque «riscoprire il bene comune, la persona, il cittadino, il territorio». Ed ecco il manifesto politico che il sindaco ha sintetizzato così: quello che conta «è la collocazione e non l’appartenenza (ad un partito, ndr), la vera sfida che abbiamo difronte. Forse, con il tempo, rigenerandoci, possiamo fare un’altra politica». Basta dunque «con le chiacchiere, i gossip, ci vuole chi prende in mano la situazione con un programma da portare avanti, poi i cittadini giudicheranno». Esposito ha chiarito dunque il perchè della sua uscita dal Pdl, «un partito che non rappresenta più il cittadino a tutti i livelli». «Non sono legato a nessuno, preferisco il mio progetto, la mia coalizione e il mio paese».
E rivolto alla folla ha detto: «Non dovete avere più pazienza per come funzionano oggi i mezzi di informazione e la politica». Esposito è stato duro, incalzante, soprattutto quando ha toccato il tema della Zona Rossa, «madre di tutte le battaglie» del suo programma. E ha attaccato il giornalista del Corriere della Sera, Gian Antonio Stella, che aveva fatto riferimento «in modo improprio» al suo pensiero. «Ci sta bene il rispetto delle condizioni idrogeologiche – forse la criticità maggiore del nostro territorio- Ma Stella ha dimenticato di dire chela Legge21 parlava anche di vie di fuga, di messa in sicurezza e di Piano Strategico operativo (Pso). Dove stanno»? Esposito ha poi proseguito: «L’attesa ci sta soffocando, se si presenta un terremoto, saranno loro i responsabili. Noi invece vogliamo mettere mano al patrimonio edilizio per riqualificare, abbattere e ricostruire». Intanto fa riferimento alla modifica della legge 21, attualmente in discussione alla commissione urbanistica della Regione, «grazie alle nostre battaglie». «Con il Piano Urbanistico Comunale (Puc) sfrutteremo questa modifica -ha spiegato- per far ripartire il territorio».
Pasquale Annunziata