No, davvero, parliamone.
Allora, dopo 16 mesi di scontri, circa 15mila morti, più di 30mila dispersi e una cifra come 40.000 profughi c’è ancora chi ha avuto il coraggio di commentare, al TG1 delle 13 di mercoledì scorso: “In Siria siamo perlomeno sul precipizio di una guerra civile”.
Ah si?! Ma davvero?
Caro signor ministro degli esteri Giulio Terzi,
Street Baghdad n58, Wata, Beirut (7° Piano). E’ una bella casa. Tre stanze singole, un bagno ed una grossa livin’ room. C’è anche un bel terrazzo assolato. Certo non sarà allo stesso livello degli hotel di lusso che lei usa frequentare, però da me può dormire gratis. Così facendo risparmiamo qualche soldo, sa in Italia c’è crisi.
Vivo qui da alcuni mesi. Se vuole, quando proprio non ha niente di meglio da fare, la posso accompagnare a Tripoli. Tripoli del Libano, non quella in Libia. E’ a meno di 100 km da Homs, la “capitale” della rivoluzione siriana. Ovviamente, per restare nella politica del Low Cost, lo farei senza chiedere nessuna retribuzione. Io, e come me quasi tutti i miei colleghi, sono ormai abituato a tirocini non pagati e assolute mancanze di fondi.
Sono davvero convinto che anche poche ore passate nella città potrebbero farle cambiare diverse idee. A mio parere, non si tratta più di “Una crisi che rischia di debordare nei Paesi vicini”, l’ha già fatto, e tanto tempo fa.
In Turchia e Giordania campi profughi e continue tensioni al confine, il nord del Libano completamente destabilizzato e lampi di follia a Beirut per motivazioni strettamente legate alla Siria non sono abbastanza?
Le sue dichiarazioni, fossero state fatte il 13 giugno 2011, le avrei accettate e sarebbero state davvero lungimiranti. Ma siamo nel 2012 o sbaglio!?
Sembra quasi come se lei, come tutta la sua squadra, cercasse ancora una volta di prendere tempo. Melina, catenaccio e ritmi lenti, per usare termini calcistici che oggi, con l’Europeo, vanno davvero di moda.
Eppure quando si era trattato di “aiutare” la rivoluzione libica e fare fuori quel cattivone di Gheddafi siete stati subito pronti. Decisioni lucide, precise e rapide e risoluzione della faccenda in pochi mesi.
In giro c’è chi dice che sia tutto legato a motivi di interesse, che della gente che muore (solo ieri più di cento) a nessuno importa. Dicono che tutto giri attorno al petrolio e sfortunati i siriani che non ne hanno.
In tanti dicono anche che la guerra, quella vera, in Libano stia per ritornare.
Pareri differenti, opinioni contrastanti.
Io mi fido più del mio vicino. Non so voi…
LPC