Dalle pagine de Il Mattino, Ezequiel Lavezzi in una lunga intervista dice addio al Napoli ed alla città di Napoli che tanto lo ha amato ed osannato facendolo diventare oggi uno dei giocatori più in vista del panorama mondiale. Ecco quanto evidenziato da Il Gazzettino Vesuviano.com:
Lavezzi, ha mai pensato di chiudere il suo periodo napoletano con lo scudetto?
«Certo, c’è stato un momento in cui quest’ anno ci abbiamo creduto concretamente. Ricordo le cinque vittorie di fila a febbraio, poi le sconfitte contro la Juventus e la Lazio hanno ridimensionato decisamente i nostri sogni di gloria. Abbiamo perso troppi punti in casa: penso al pareggio contro il Cesena e a quello contro il Catania. Se vuoi vincere il campionato queste partite non le devi sbagliare».
Sono passati cinque anni dalla sua presentazione a Castelvolturno. Lei era ben vestito con qualche chilo di troppo e indossava un abito scuro e senza il pizzetto. Se la ricorda?
«Certo che ricordo, ero al tavolo con Pierpaolo Marino e con Hamsik, che invece si presentò con il borsello, una polo e gli shorts. Diciamo che il mio look è decisamente migliorato da quando vivo in Italia. Qui la moda è cultura e a me piace molto fare shopping. Nel Napoli quello che deve imparare a vestirsi meglio (e sorride) è De Sanctis. Gli altri sono ok».
Allora va a Parigi, è fatta? Contento?
«Sulla trattativa non so molto. La sta conducendo il mio agente. Di Napoli porto nel cuore lo straordinario affetto della gente, a volte, consentitemelo, eccessivo ma che rende la città particolare. All’inizio del mio periodo napoletano c’era qualcuno che storceva il naso, dicevano che ero grassottello e non ero molto considerato poi ho guadagnato credito e simpatia tra la gente. Il Napoli mi ha lanciato e mi ha dato grande visibilità a livello internazionale».
I portali francesi fanno sapere che il Psg è interessato anche a Cavani.
«Non saprei ma so che Edi si trova molto bene a Napoli».
Che effetto le fa sapere o immaginare un ritiro senza la maglia azzurra?
«Certo sarà una novità. Ricordo i ritiri in Austria con Reja ad Hermagor e a Jennersdorf. Poi siamo andati a Lindabrunn con Donadoni e poi in Trentino con Mazzarri. Sono tre allenatori che mi hanno insegnato molto».
Ecco ci dica che cosa le hanno lasciato?
«Reja è stato come un padre, il mio primo allenatore in Italia. Con me usava la carota e il bastone. Si divertiva anche a ”sfruculiarmi” quando portavo i capelli lunghi ma lo ricordo con affetto. Lui mi consentiva di muovermi con grande libertà in avanti e questo mi ha consentito di ambientarmi subito contro le difese italiane che, si sa, sono molto più dure di quelle sudamericane. Di Donadoni ricordo che mi portava in disparte a fine allenamento e mi diceva che cosa dovevo migliorare. Con Mazzarri siamo stati bene, ci siamo divertiti ed abbiamo coronato con dei buoni risultati tutti i sacrifici degli anni precedenti».
A Parigi ci saranno pure la Tour Eiffel e il Louvre ma si rende conto che cosa perde lasciando Napoli?
«Per ora so solo che lì non c’è il mare ma c’è un fiume, la Senna… Sono due città completamente differenti: Napoli è una città di mare, Parigi è una città più interna dove ci sono tante attrazioni e dove, immagino, potrei godere di più della mia privacy. Ora vi saluto. Au revoir, ciao».
Cosimo Silva