Il Gazzettino vesuviano | IGV

Pompei: furto negli scavi. Sparita una lucerna nella domus di Fabio Rufo

Ancora ombre si allungano sul sito archeologico di Pompei e questa volta si tratta addirittura di un furto. L’opera trafugata corrisponde ad una lucerna di epoca romana conservata nella domus di Fabius Rufus o Insula Occidentalis della Regio VI. L’antica magione, denominata “Del bracciale d’oro” per il rinvenimento di un monile di 500 grammi tempestato di pietre preziose, non è mai stata aperta al pubblico e ospita “provvisoriamente” da ben 32 anni il laboratorio di restauro. La sconceratante perdita, del resto,  risale allo scorso 11 giugno ma la relativa notizia si è diffusa solo l’altro ieri. Sulla vicenda sono in corso le indagini delle forze dell’ordine, ma i sindacati denunciano un fatto raccapricciante: il reperto in questione, rinvenuto dai ricercatori dell’università Suor Orsola Benincasa, non è stato mai visto da nessun custode e mai dato in consegna.  Inoltre, fatto ancora più grave,  non sarebbe il primo caso di “smarrimento” nei siti vesuviani,  data la precedente e anomala scomparsa di due reperti dal deposito archeologico di Villa Poppea a Oplontis. Secondo le prime indiscrezioni, oltretutto, la lucerna era cutodita in un locale dato in uso agli studenti di archeologia della Suor Orsola Benincasa di Napoli, che da un quinquennio a questa parte realizzano stage estivi negli scavi. Per Antonio Pepe, segretario della Cisl a Pompei: “È inammissibile che, pur avendo strutture come la Casina dell’Aquila, già utilizzata per l’esposizione di importanti mostre quali quella degli Argenti di Boscoreale, questi reperti archeologici spariscano senza essere mai stati esposti alla vista di nessuno di quei tre milioni di visitatori che ogni anno visitano gli Scavi, tra l’altro conservati in maniera precaria, come quest’episodio fa rilevare”. “La sparizione della lucerna” sottolinea lo stesso Pepe “riaccende il problema della sicurezza nell’area archeologica che determina un danno d’immagine inopportuno, in un periodo di grave crisi, con tanti soggetti che vorrebbero mettere le mani su Pompei, causato solo dal ferruginoso sistema organizzativo della Soprintendenza, dopo lo splendido periodo di autonomia, allorquando non imperavano degrado, crolli e furti”. Un altro punto di debolezza della sicurezza del sito, a parere del sindacalista, riguarda il passo carrabile che si trova all’ingresso degli uffici della SAP, a un centinaio di metri dal luogo della sparizione, che risulta totalmente abbandonato. In tale punto vi sarebbe libero accesso a turisti e estranei in quanto, nonostante da un anno sia stata installata la barriera automatica con apposito casotto, manca il personale comandato. Si ripropone, quindi, il problema della distribuzione  dei custodi nei diversi siti. “Basti pensare”, continua Antonio Pepe “che al Museo di Boscoreale, un’area poco più grande di 9mila metri quadri, compreso il rudere della villa rurale, il 25 giugno u.s. non ci sono stati visitatori pur contando otto custodi in servizio, mentre il 26 giugno u.s.  è stato visitato da soli sette turisti nell’arco dell’intera giornata, benché tutti gli altri siti della Soprintendenza fossero chiusi al pubblico per la mobilitazione nazionale indetta da CGIL-CISL-UIL, a fronte degli Scavi di Pompei che con 26 custodi in servizio deve garantire la sicurezza del bene archeologico che si estende su oltre 780mila metri quadri, visitato mediamente da circa 18mila turisti al giorno”. “Il nostro cruccio”, conclude il sindacalista, “è di riuscire a capire perché non si interviene rapidamente a fronte di condizioni di lavoro che non  danno adito a dubbi sulle iniziative da prendere”. Pompei antica, dunque, inestimabile patrimonio senza eguali al mondo, viene progressivamente erosa non solo dalle ingiurie del tempo ma anche dall’incuria degli uomini. Tra crolli e furti gli scavi e il loro spirito a poco a poco svaniscono, finchè non avrà più senso affannarsi sugli investimenti perchè sarà troppo tardi  per salvare  il fantasma di queste rovine morenti. La sensazione che rimane, purtroppo,  è che questo gigante di pietra si stia lentamente spegnendo per l’avidità e l’indifferenza di chi lo abita o lo amministra senza veramente amarlo.

                                                                                                                      Claudia Malafronte

 

 

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