Il lavoro è un diritto costituzionale? Manco a dirlo. La “badessa” Fornero (il copyright è di Di Pietro), o “maestrina”, per dirla alla Bonanni, la pensa diversamente, almeno secondo una dichiarazione resa al Wall Street Journal. “Il lavoro non è un diritto, deve essere guadagnato anche attraverso il sacrificio”, ha detto la ministra, quella che, all’esordio, con le lacrime, cercò di diluire un’amara bastonata per pensionati e fasce deboli. Una cavolata, la sua, che vale per due. La prima è che i diritti vanno riconosciuti e le azioni di governo servono ad attuarli. La seconda, sui sacrifici, non sembra, ma è più grave, perché, nei fatti, è una menzogna ed anche una beffa. Ne sanno qualcosa tanti giovani, le loro famiglie. Tanti ragazzi dopo anni di studi e sacrifici cosa fanno? Quasi sempre solo pochissimi trovano quel lavoro “per cui hanno fatto i sacrifici”. E tutti gli altri? Arrangiano in cose diverse o restano a marcire per tantissimo tempo. Nonostante abbiano fatto quasi sempre gli “stessi sacrifici”.
I sacrifici? E a cosa servono quelli di tanti operai se le imprese non hanno commesse e riserve (quelle le prosciugano le aumentate imposizioni erariali) per pagare loro gli stipendi e garantire il prosieguo del lavoro? Dunque i diritti e i sacrifici sono una parte della stessa medaglia. Sull’altra c’è l’abolizione di sprechi pubblici, ruberie e privilegi di pochi, i soliti pochi, che l’azione di questo governo non sembra ancora interessare.
Certo, si doveva pur cominciare a porre un argine allo sfacelo di un Paese indebitato fino al collo. Ma i debiti, è bene ricordarlo, non sono stati fatti per garantire diritti costituzionali e nemmeno certezze, futuro e legalità. Gli esempi sono tanti, dal lavoro all’ambiente, dal patrimonio culturale alla salute, tutti temi fondanti della nostra Costituzione. Sono vissuti nei comportamenti amministrativi come diritti da attuare? No, quasi sempre prevalgono azioni (pubbliche) contrarie ai principi costituzionali. Le altre, quelle correnti, di questa come di politiche precedenti, determinano molto spesso l’umiliazione dei diritti e dei loro destinatari.
Fornero o altri suoi colleghi – anche attraverso i loro fiancheggiatori che garantiscono stabilità al governo per “senso di responsabilità” – spieghino e dimostrino ai giovani che non sognano più un buon futuro come facevano i loro padri (ad esempo a quelli della Fincantieri di Castellammare e di tante imprese sull’orlo della chiusura), in che modo un futuro c’è. Spieghino e dimostrino a chi vive intorno alla discarica del Vesuvio come si può tutelare un ambiente violentato e malato, un paesaggio stuprato. Spieghino e dimostrino se il patrimonio culturale, ad esempio gli scavi di Pompei, sono sempre una risorsa di valori e di conoscenze ed anche un’opportunità identitaria di sviluppo compatibile. Dimostrino come può lo Stato, dopo aver da molto tempo ridotto le proprie attenzioni dai beni culturali, immaginare che con i “privati” (francesi, arabi, americani o cinesi) si possa salvare quello che noi distruggiamo solo con l’indifferenza. Spieghino ai portatori di handicap, ai malati gravi e alle loro famiglie se il diritto alla salute è ancora tale nonostante i tagli a questo tipo di spesa sanitaria e non agli sprechi e alle inefficienze della sanità.
Spieghino tante cose. Soprattutto se l’Italia è ancora il Paese dei diritti, quelli della Costituzione. Altri comportamenti sono solo porcherie, contro l’uomo, contro tutti noi.
Antonio Irlando