Incendiati terreni confiscati a Pignataro, Amato: “Segnale inquietante dei clan”

«Arriva anche in Campania il fuoco doloso di chi vuole mettere in ginocchio le esperienze nate sui terreni confiscati: abbiamo appreso che nella notte sono stati incendiati i cento moggi di Pignataro affidati alla cooperitiva Le Terre di Don Peppe Diana, è andato distrutto gran parte del raccolto di grano» lo denuncia il Presidente della Commissione regionale Beni Confiscati Antonio Amato «Le indagini faranno luce sull’accaduto ma non sembrano esserci dubbi sulla natura dolosa con un incendio appiccato in più punti. E’ un atto vigliacco, vile, di chi ha paura dello straordinario processo di cambiamento in atto sui beni confiscati. Oltre alla solidarietà forte dell’intera commissione ai cooperanti e al movimento di Libera, è chiaro che a fronte di questa escalation che sta interessando tutto il Mezzogiorno è necessaria una risposta ferma, decisa e immediata delle istituzioni tutte. Stamane» continua Amato «abbiamo creato una forte sinergia tra Regione, Comune di Napoli, Prefettura e organi della magistratura per intraprendere un comune cammino per valorizzare i beni confiscati. E’ un processo che deve interessare l’intera regione. Rispetto a quanto sta accadendo è urgente che gli impegni si concretizzino, che si realizzino interventi immediati per l’affidamento, la gestione e la valorizzazione dei beni confiscati. E’ importante essere presenti su questi patrimoni, salvaguardarli e difenderli perché rappresentano un bene di tutti e il più importante strumento che abbiamo per combattere le mafie. Questi schifosi atti vandalici» conclude il Presidente della Commissione Regionale «sono gravi e preoccupanti, e danno il segno di una riorganizzazione dei clan dopo i colpi inferti da magistratura e forze dell’ordine. E’ necessario allora rispondere immediatamente certi della pochezza di camorristi e mafiosi  e della paura che hanno a fronte della risposta che la società civile sta portando grazie al riutilizzo dei beni confiscati. Così agisce chi è abituato a vivere nelle fogne. Cacciamoli via dalle nostre terre».

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