Napoli: incomprensioni Comune-De Simone, il suo progetto si farà a Portici

Amara conclusione per una vicenda che avrebbe dovuto avere molta più fortuna. I rapporti tra Comune di Napoli e il maestro Roberto De Simone, finiscono nel modo peggiore.

Roberto De Simone è forse uno dei più grandi compositori di musica e artisti che Napoli abbia mai avuto: ha dedicato tutta la sua vita al recupero e al tentativo di far rinascere le culture popolari, le musiche dei vicoli, in una Napoli  che tende a non dare il giusto peso alla sua storia.

Il maestro ha  accettato l’offerta avanzatagli dal Comune di Portici di istituire un centro ispirato alla storia della musica e alla collezione del maestro: la Casa della Musica.

La Casa della Musica sarebbe dovuta sorgere a Napoli e il sindaco de Magistris ha cosi commentato: “Esprimiamo rammarico per la scelta del maestro De Simone di trasferire a Portici le sue attività. Nei rapporti umani la correttezza è tutto: non si può fare una trattativa con una delle città più grandi del mondo e intanto farne un’altra con un’altra città”.

La trattativa tra De Simone e il Comune di Napoli, a quanto dicono gli esponenti del Comune, era in atto da quando questa giunta si è insediata. “La delibera per la catalogazione era pronta – continua de Magistris –  in base a questa avremmo individuato il luogo che avrebbe accolto la sua preziosa collezione di testimonianze delle tradizioni musicali ed etnoantropologiche. Per noi però la trattativa non s’interrompe: vogliamo continuare, ma in un’ottica di chiarezza. Eravamo, ripeto, già in fase di formalizzazione. E mi auguro che ci siano ancora spazi di recupero.

Proprio il maestro però, ha mostrato non poche perplessità sul futuro del proprio progetto, almeno per quanto riguarda la sua attuazione a Napoli: “Da settembre 2011 non ho più avuto contatti col Sindaco. Ho atteso quasi un anno, di concreto non si è fatto nulla per l’ipotesi di ospitare a San Domenico Maggiore il museo. Il museo delle arti e delle tradizioni popolari campane intitolato all’antropologo Ernesto De Martino è una sede indicata non da me, ma da de Magistris. Ora, vedo che lì si vuole realizzare un museo virtuale della musica. Nulla in contrario, ovviamente, ma la mia collezione cosa c’entra? Ho perso ogni speranza, il museo a Napoli non si farà mai”.

De Simone non si è risparmiato qualche polemica: “Sto con Portici, perché abbandono Napoli, ho avuto troppe delusioni. Bassolino prima, poi il mancato utilizzo del vecchio Conservatorio di Sant’Onofrio a Capuana, destinato dall’ex sindaco Iervolino a caserma di polizia, mentre era la sede ideale per un luogo dedicato alla memoria etnomusicale napoletana. Ora, San Domenico Maggiore. Lascio il San Carlo, che ha una programmazione veramente sconclusionata, lo dico da musicista”.

Nel centro che aprirà nel prossimo autunno nella città vesuviana, De Simone insegnerà gli stili di canto cinquecenteschi, seicenteschi e settecenteschi di tradizione napoletana. Sarà una finestra aperta su autori della musica rinascimentale e barocca come Pomponio Nenna, Scipione Stella, Stefano Felis, Scipione e Fabrizio Dentice.

L’accettazione della proposta di una scuola musicale a Portici, intitolata a Carlo Gesualdo e non all’antropologo Ernesto De Martino, dice chiaramente che l’attività che in un primo momento si svolgerà a Villa Savonarola è di natura didattica: “oltretutto, l’edificio non ha spazi che consentono altre collocazioni di carattere museale” – fa sapere il maestro.  Dunque, per De Simone, non c’è nessun tradimento verso Napoli, nessun voltafaccia. È, piuttosto, il Comune di Napoli ad aver lasciato cadere la sua offerta: realizzare nel capoluogo un grande contenitore museale per narrare l’arte e le tradizioni popolari a Napoli e in Campania, mettendo a disposizione la sua straordinaria collezione fatta di incisioni sonore di canti ormai perduti, di oggetti e immagini della religiosità popolare, di manoscritti e partiture del teatro napoletano della fine dell’Ottocento. Nessun museo a Portici, allora? “Villa Savonarola lo esclude, ma ciò non toglie la possibilità di attivare altre attività, comprese quelle museali, se mi si proponessero spazi adeguati”.

Critica invece la vice presidente del consiglio comunale Elena Coccia, che afferma: “E’ stato uno sbaglio non destinare l’Asilo Filangieri al maestro e lasciare che invece i precari dello spettacolo lo possano occupare” – e continua – “Dopo la comunicazione delle notizia, mi sarei aspettata qualcosa di più dall’amministrazione: da un lato apprendevamo la notizia dell’abbandono del maestro, dall’altro presentavamo “Estate a Napoli 2012”, che è davvero una piccola cosa. Il problema è proprio qui: come si vuole rappresentare Napoli e come è realmente. Continuiamo a fare piccole cose. DI tante cose accadute quest’anno, l’addio di De Simone è la più grave. C’è improvvisazione nella politica culturale.”

Dal canto suo l’assessore alla cultura di Napoli, Antonella DI Nocera, puntualizza: “Sono molto felice che il patrimonio del maestro abbia trovato sede a Portici, ma da lui c’è stato un comportamento ambiguo.” – e continua – “IO e il sindaco eravamo intenzionati a conferire al progetto-museo gli spazi di san Domenico Maggiore, ma i fondi sono vincolati per precedenti accordi tra Comune, Regione e Beni Culturali per la realizzazione del Museo della Musica”

Insomma il Comune avrà anche le sue buone ragioni, ma ce le ha anche il maestro De Simone: la corda è stata tirata troppo, quando invece il maestro si aspettava portoni spalancati e nessuna esitazione ad accogliere il progetto.

Mario De Angelis 

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