Sul cancello degli stabilimenti campani del Lingotto è come se ci fosse un cartello: dal 20 al 31 agosto chiuso. Non per ferie ma per crisi. A Pomigliano d’Arco si ferma la produzione Fiat visti i dati del mercato dell’auto che hanno fatto segnare ancora un segno meno accanto ai dati sulle immatricolazioni. Da Torino, l’azienda con una nota spiega che saranno messi in cassa integrazione ordinaria 2.150 lavoratori. Fiat equipara la crisi che stiamo vivendo a quella, tremenda, del 1979: “l’equilibrio fra produzione e domanda è stato realizzato con periodici ricorsi a sospensioni della produzione nei vari stabilimenti con utilizzo della cassa integrazione. Per lo stabilimento di Pomigliano, in salita produttiva dall’inizio non era stato fino ad oggi necessario alcun intervento. Oggi, però – continua la nota – la situazione impone di ridurre la produzione per evitare inutili e costosi accumuli di vetture”.
Le due settimane di cassa integrazione allo stabilimento Fiat di Pomigliano era attesa e va attribuita alla crisi del mercato: lo afferma il segretario generale della Fismc, Roberto di Maulo che per l’autunno si appresta a lanciare la campagna “Siamo italiani, compriamo italiano”.
“La notizia, peraltro largamente attesa, delle due settimane di cig ordinaria a causa del mercato a Pomigliano, messa assieme alla cassa integrazione per gli impiegati degli Enti Centrali – ha detto Di Maulo – non può che aumentare lo stato di disagio in Italia, mentre anche lo stabilimento polacco di Tichy tra poco dovrà affrontare la fine della produzione delle Panda classic, dopo aver subito il flop clamoroso della Ford Ka. Abbiamo voluto fortemente gli accordi di Pomigliano, Grugliasco e Mirafiori ed il Ccsl Fiat – ha aggiunto il sindacalista – e intendiamo batterci affinché questi trovino effettiva applicazione e si superi l’attuale periodo di crisi mantenendo il settore Automotive nel nostro Paese. Per questo abbiamo lanciato la campagna ‘salviamo il soldato Mirafiori’ e a settembre svilupperemo una serie di iniziative volte a migliorare la percezione di qualità ed affidabilità del prodotto nazionale attraverso lo slogan: siamo italiani e compriamo italiano”.