Napoli, l’associazione Nicodemo: “No ad una legge regionale che psichiatrizzi i bisogni educativi”

Il mondo dei pedagogisti e degli educatori riscontra con sempre maggiore frequenza che il disagio di bambini  e adolescenti viene trattato con psicofarmaci invece  che preso in carico con modalità e personale educativo. Questa tendenza italiana segue di venti anni una tendenza, oggi largamente diffusa negli Stati Uniti, dove sono decine di milioni i bambini con diagnosi psichiatriche, con pesanti danni alla loro salute.

Da poche settimane, inoltre, giace in Consiglio Regionale della Campania (V Commissione) una proposta di legge per l’istituzione di dipartimenti di neuropsichiatria infantile presso le Asl presentata dagli onorevoli Pica, Esposito, D’Amelio, Schiano di Visconti e Sommese.

Il vicepresidente dell’Associazione Pedagogisti ed educatori Italiani Gianvincenzo Nicodemo ha fatto richiesta di audizione presso la V commissione per rappresentare una pesante critica all’impianto dell’articolato e per contribuire a disegnare una alternativa sociale al trattamento sanitario e farmacologico di bambini e adolescente.

La “psichiatrizzazione” delle difficoltà di minori ed adolescenti è un tema che desta gravissima preoccupazione negli operatori di settore “Prendiamo, ad esempio, – scrive Nicodemo – le sindromi di ADHD, “malattia” che sembra essersi diffusa come un’epidemia. Nei soli Stati Uniti si è passati da 150.000 diagnosi nel 1970 a più di 10 milioni oggi, a fronte di una diagnosi che resta priva di una definizione di carattere clinico sufficientemente precisa da non generare polemiche”. Ma non basta. “Analoghi ragionamenti potrebbero essere messi in campo in relazione ad altre diagnosi rivolte al mondo dell’infanzia, come il trattamento farmacologico delle sindromi depressive, che ha recentemente costretto la Food & Drug Administration americana, ad apporre dei black box sulle confezioni di antidepressivi per uso pediatrico la precisazione che possono indurre al suicidio, come autorevoli studi hanno dimostrato”

Di fronte a queste situazioni, che in Italia si fanno sempre più diffuse e preoccupanti, la proposta di legge, argomenta Nicodemo, appare consapevole dei problemi ma non disposta ad intervenire. Nella proposta di legge si fa riferimento (nell’introduzione) ad un approccio integrato, alla natura relazionale di molte diagnosi psichiatriche, alla esigenza di “attivare un intervento complessivo che comprenda la prevenzione e l’educazione alla salute”. “Tale approccio – si legge nella missiva – non vede però, a parere della scrivente associazione, un adeguato riscontro nell’articolato. L’aspetto preventivo del disturbo psichiatrico viene citato soltanto e non basta definire come modalità operative protocolli di intesa o ‘integrazione operativa’ con gli enti locali, titolari della responsabilità delle politiche sociali sul territorio”. L’errore di fondo, secondo i pedagogisti dell’Apei, consiste  “nell’incentrare la progettazione dell’intervento su di un dipartimento sanitario”, e ciò si traduce nella prospettiva di psichiatrizzare il soggetto, e produce come frutto il modello ‘Piccoli pazienti psichiatrici crescono'”.

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