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Sant’Anastasia, work in progress per il Puc

E’ un sogno o è il nuovo paese che verrà? “Un PUC da sogno. Questo faremo e lo faremo con i cittadini. Il loro contributo è e sarà fondamentale. Già mi piace il progetto che sta venendo fuori e sono d’accordo con gli architetti dello studio Benevolo, che hanno iniziato a costruire il nuovo piano urbanistico comunale sulle idee e suggerimenti scaturiti dagli incontri (focus group) tra piccoli e grandi cittadini con la dott.ssa Francesca Scafuto”. Il sindaco, Carmine Esposito, così ha risposto, nell’ambito del convegno sul PUC, a chi dice che il nuovo PUC è ambizioso: “Voglio un progetto da sogno”.

Nell’ottica dell’urbanistica partecipata si è tenuto, nei giorni scorsi in sala consiliare, il convegno teso a spiegare ed illustrare i passi fatti finora nella costruzione del PUC., in presenza dell’assessore al ramo Giancarlo arch. Graziani, del Dirigente all’urbanistica, dott. Luigi Terracciano, della dott.ssa Francesca Scafuto, dell’arch. Giuseppe Guida, arch. Luigi Benevolo, arch. Enrico Formato e arch. Salvatore Napolitano. Il sindaco ha concluso i lavori, che, partendo dalle prime idee del piano e dell’urbanistica condivisa con i cittadini, hanno illustrato come si sta costruendo il PUC e quali  strategie è possibile mettere in campo per le infrastrutture e lo sviluppo produttivo.

Uno dei temi principali usciti dal processo di urbanistica partecipata è quello della “città in declino”. In sostanza, è stato spiegato, c’è nostalgia per una Sant’Anastasia passata, non proprio storica, né proprio agricola  e, anche se di quest’ultima si ricorda con favore la struttura sociale fatta di piccole comunità, si ha nostalgia di un paese produttivo, artigianale, manifatturiero, commerciale.

La costruzione del nuovo PUC, quindi, punta a riconquistare, modernizzandolo, tutto il tessuto sociale, tutto il patrimonio urbanistico e tutte le opportunità del territorio.

Ad esempio, per le frazioni, è stata immaginata la messa in opera di un “meccanismo di riforma, insieme infrastrutturale e degli insediamenti – che potremmo definire degli anelli –  che può essere applicato con successo a via Romani e via Pomigliano. Questo modello prevede di raddoppiare, con strade-parco esterne gli insediamenti esistenti e futuri della periferia e trasformare in assi per il trasporto pubblico, la mobilità dolce, il traffico dei residenti, le attuali strade, inadeguate e inadeguabili alle nuove esigenze dell’insediamento”. Per non tranciare, poi, gli storici legami tra Madonna dell’Arco, Sant’Anastasia e il Monte Somma, la proposta è la realizzazione di “una struttura a pettine, il cui “manico” deriva dall’allungamento verso Pollena e verso Somma Ves. della circonvallazione esistente e i “denti” sono dei percorsi di risalita che terminano in aree-parcheggio di attestamento con la mobilità locale, con i sentieri del parco e con poli turistici principali, come il Santuario…. Occorre lavorare sulla morfologia del suolo e al contempo individuare i punti sui quali intervenire in modo anche radicale, perché non accada che, per pensare al Vesuvio, dimentichiamo la montagna e le sue più frequenti intromissioni nella vita “urbana”.

Fogne, nuove strade, anelli per una riqualificazione ambientale e paesaggistica, che coinvolge anche la ripresa produttiva, in cui proprio le “eccellenze” locali possono diventare l’elemento di rilancio dell’economia.

“Quando pensiamo alle aree produttive a Sant’Anastasia – viene affermato – non dobbiamo pensare all’area Asl di Pascarola o il Pip di Solofra, ma deve venirci in mente la Mostra d’Oltremare o l’Olivetti di Pozzuoli, con padiglioni, natura, spazi pubblici, scorci sul paesaggio…Insomma se sviluppo deve essere non è certo con la proliferazione di capannoni e distese di asfalto che questo va inseguito. Alle pendici del Somma, in un’area protetta paesisticamente e dalle enormi e poco sfruttate risorse, meglio ragionare su “parchi” integrati con produzione e commercio di qualità, nuove forme di equilibrio città-campagna-natura. In linea con le strategie tese a valorizzare e salvaguardare l’agricoltura tipica, i beni culturali e la bellezza del paesaggio, come elementi di qualificazione, va fatta un’offerta ricreativa per il tempo libero che tenga insieme natura e città, consumo e cultura, commercio e wellness. 

“Il nostro sarà un PUC fatto dai cittadini. Noi, nel mentre si completa l’iter, e chiedo ai tecnici di farlo entro dicembre, continueremo a riqualificare strade e piazze, con interventi a piccole tappe, ma in maniera definita, compiuta. Andremo nelle periferie – afferma il sindaco Carmine Esposito – dove nessuno è mai andato, per fare interventi compiuti, tesi a mettere a sistema ogni quartiere e chiudere l’abitat. Qualcuno dice che è un progetto ambizioso il nostro. Quando ho pensato, ad es., a via Marra o a via Casamiranda ho pensato:”devo fare anche le traverse, cioè devo chiudere i lavori in modo da non dover tornare sulla stessa zona. E’ questa mentalità che poi mi fa guardare avanti con speranza. Faccio un altro esempio: da qualche anno ci sono più giovani nelle nostre strade e piazze che a Somma Vesuviana.  Ma che succede? A Somma Vesuviana vanno nei ristoranti, nei pub, ecc. A Sant’Anastasia no, perché c’è stato qualcuno in passato che ha sconsigliato e bloccato le iniziative di coloro che volevano aprire i locali. Fin quando ci sarò accompagnerò le nuove iniziative produttive, in modo concreto e coerente, per favorire i giovani intraprendenti anche con una cifra del nostro bilancio. Bisogna avere coraggio anche se è una strada difficile. E faremo un PUC, che resterà anche alle prossime generazioni, che non solo sarà in grado di ridisegnare il paese, metterlo in sicurezza, conservarne le radici storiche, tradizionali e turistiche, ma metterà le basi per la vera crescita del paese. E’ un progetto ambizioso, da sogno? Penso che se non si fa un PUC da sogno in questo paese, non andiamo avanti”.

 

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