La questione capo Oncino è ancora aperta. Stamattina un gruppo di cittadini torresi si è recato in corteo fino al palazzo del comune per protestare nuovamente contro la chiusura, con relativo cancello, della spiaggia dell’Oncino. Come già raccontato, una decina di giorni fa, a seguito del crollo di un altro pezzo del costone, avvenuto in piena mattinata, il Comune ha deciso di sbarrare l’accesso a tutta l’area per evitare incidenti che, date le circostanze, si sarebbero potuti facilmente trasformare in tragedia. Ma gli abitanti della zona, e in particolare gli affezionati frequentatori di quella spiaggia, non hanno ancora accettato l’idea che il loro amato e suggestivo angolo di paradiso sia diventato completamente inaccessibile. E così questa mattina hanno deciso di protestare in corteo, partendo proprio dall’incrocio tra via Caravelli e via Alfani, ossia dal punto in cui inizia poi la discesa al mare, sono risaliti per via Gambardella e hanno continuato per Corso Umberto e Corso Vittorio Emanuele, fino a palazzo Criscuolo, sede del comune di Torre Annunziata. Tutti al grido di “Giù le mani dall’ Oncino” e di “Un cancello non è la sicurezza”. Protestano ancora, alzando la voce, percorrendo stavolta le strade della città, sperando di poter ottenere un colloquio col sindaco Starita, momentaneamente assente dal palazzo, protestano chiedendo che si cerchino soluzioni alternative alla chiusura totale della zona, soluzioni che prevedano piuttosto una messa in sicurezza rapida ed efficace della parete pericolante. Ma forse adesso è tardi, probabilmente una soluzione la si sarebbe dovuta trovare prima dell’estate, e magari anche la voce dei cittadini si sarebbe dovuta alzare prima, per sperare di non compromettere la stagione balneare. In ogni caso la speranza resta sempre la stessa, che per Capo Oncino si faccia qualcosa di concreto in modo tale da dare nuovamente l’accesso a tutti, che quel cancello non diventi la soluzione definitiva, che lascerebbe nel degrado uno dei posti più belli della città. Mettere in sicurezza per valorizzare, anche con l’aiuto attivo della cittadinanza, quel piccolo “angolo di paradiso”.
Laura Scarpa