A proposito della linea ferroviaria Gragnano – Castellammare

La montagna ha partorito il topolino. Dal tram leggero di superficie promesso (intervista di Bobbio del 5 maggio 2010 dopo l’incontro con l’ad di Trenitalia Moretti) per indorare la pillola della chiusura, si è passati, per indorare la seconda pillola della richiesta della definitiva soppressione, ad una pista ciclabile. E “pedalare chi può” forse significa questo misterioso “energeticamente autosufficiente”. I ciclisti a Gragnano sono 4, forse 5, chi conosce i sali-scendi collinari e lo stato della pavimentazione a basoli, quasi tutti disconnessi, sa che è uno sport qui difficilissimo da praticare. Quindi, ammesso che riescano a superare la salita da Castellammare a Gragnano, i tantissimi ciclisti stabiesi non saprebbero dove andare. La pista finirà in breve tempo ricettacolo di spazzatura e covo di drogati.

Il collegamento tramite un tram era una soluzione accettabile, potendo servire anche i quartieri periferici di Gragnano e Castellammare. Ma la soppressione definitiva è necessaria per smantellare anche quella che da Castellammare arriva a Torre Annunziata, quindi alla linea nazionale, cosa che Bobbio fa chiaramente capire anche con richieste a Trenitalia e alla Regione Campania. A scanso di equivoci, Bobbio ci tiene a precisare “che non si sta lavorando a nessuna ipotesi di tram veloce sulla Castellammare-Gragnano”. Occupato in questo “colossale rilancio e sviluppo” che sta vivendo Castellammare (sono parole di Bobbio riportate in interviste), il sindaco ha coinvolto anche i commissari prefettizi di Gragnano Salvatore La Rosa e Francesco Greco, in questo suo progetto di soppressione definitiva della “nostra” linea ferroviaria per realizzare la pista ciclabile.

Mi chiedo: è giuridicamente lecito che il sindaco di un altro paese faccia pressioni  così pesanti (“pressanti insistenze”) per danneggiarne un altro? E i commissari prefettizi di Gragnano, facenti le funzioni di sindaco, non dovrebbero difendere le prerogative del paese che stanno amministrando? Tra qualche anno infatti a Napoli non si potrà più andare in macchina, tra smog e traffico, e già ora è antieconomico, tra pedaggio autostradale, carburante e parcheggio, ammesso che si trovi. Tra breve i residenti delle città che avranno la possibilità di usufruire del trasporto su rotaia saranno privilegiati e certamente ci sarà un ritorno di questo mezzo di locomozione. Invece, con una cecità impressionante, che cosa facciamo noi? Con in testa i nostri rappresentanti istituzionali, chiediamo la dismissione offrendo a Trenitalia e alla Regione su un piatto d’argento la soluzione a problemi di gestione. Se poi andiamo ad analizzarli questi problemi, vediamo che la vera causa della disaffezione dei viaggiatori è stata la soppressione del collegamento diretto con Napoli, che rende i tempi di percorrenza svantaggiosi rispetto alla Vesuviana, ammesso che anche quest’ultima sopravviva a questa furia devastatrice oggi così di moda. I trasporti pubblici, come la sanità o la cultura, non possono essere valutati solo in termini economici, ma vanno analizzati anche rispetto alla vivibilità, allo sviluppo, insomma alla qualità della vita dei cittadini in un contesto più generale. Non so dove “questo momento di colossale sviluppo e rilancio che sta vivendo Castellammare” porterà, ma non vorrei che finisse come a Gragnano, dove dopo la soppressione della tratta ferroviaria, si sta pensando di smantellare il Tribunale, l’ospedale, gli uffici Asl, ecc., praticamente azzerando tutte le strutture pubbliche della città, che da capoluogo di mandamento che comprende i paesi del versante Nord dei Monti Lattari, si sta trasformando in paese dormitorio, scialba e triste appendice di Castellammare. Infine le parole che usa Bobbio mi lasciano perplesso e mi sembrano vere e proprie farneticazioni: definisce la linea ferroviaria che collega Castellammare alla linea nazionale “una sanguinante ferita che taglia in due la città con effetti devastanti sul risanamento urbano e sull’economia cittadina”, mentre per la linea per Gragnano è più sobrio affermando che  “la sua soppressione ha avuto giganteschi riverberi positivi felicemente vissuti dagli stabiesi”. Contenti loro! Forse sarebbero bastati dei semplici sottopassaggi nei punti nevralgici di traffico, così come si è fatto in tutta Italia.

Una sola cosa mi vede concorde col sindaco Bobbio ed è il suo appello finale: “lasciamo la cattiva politica alle sue ossessioni e alle sue cattiverie”.

Giuseppe Di Massa

presidente del Centro di Cultura e Storia di Gragnano e Monti Lattari “Alfonso Maria Di Nola”

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