Bollente. Altro che Luciferi, Caronti e Scipioni di sorta. Non c’è bisogno del caldo africano, o di scomodare personaggi reali o mitologici e infernali, a Boscoreale la Piazza bolle per conto suo e la temperatura politica viaggia spedita verso il picco. Basta dare, peraltro, uno sguardo in Piazza Pace, verso le undici del mattino, un sabato o una domenica qualsiasi, o nel tardo pomeriggio dei giorni infrasettimanali, per capire come l’ambiente sia surriscaldato. I capannelli di politici, o presunti tali, si formano e si rompono come le onde del mare quando sbattono tra loro. Non ci sono più correnti o maggioranza e minoranze che tengano. Ognuno è libero di parlare con altri. E nello stesso tempo, lo stesso “ognuno” e malvisto da chi poco prima aveva avuto con lui un colloquio, a quattro, otto o sedici occhi che fosse. Gennaro Langella è stato sfiduciato e mandato via. E, i giochi si sono, dunque, riaperti. E, tra una lettera ai boschesi (l’ha scritta su face book l’ex assessore Maria De Martino), i manifesti attaccati ai muri (pure Sel ha voluto partecipare, anche se solo con un volantino ciclostilato, alla soddisfazione dell’opposizione per aver defenestrato il sindaco) e le prime indiscrezioni sulle future liste che scenderanno in campo, a tenere banco sono i commenti fatti nei capannelli circa le accuse lanciate da Langella ai suoi ex consiglieri di maggioranza. Ovviamente, si fanno illazioni a tutto spiano, i “si dice” sui perché e i percome del voltafaccia si sprecano. E, guardando il retroscena raccontato dai bene informati, si apprende – con il beneficio dell’inventario perché da adesso in avanti la politica del malparlare, da un parte e dall’altra, terrà banco – che tutto è avvenuto perché non sarebbero stati rispettati i patti. Insomma, se da un lato la maggioranza si era formata prendendo a modello il vecchio e mai dimenticato “manuale Cencelli” della Dc di trent’anni fa, con il “dare” e “avere” perfettamente bilanciato, la stessa si sarebbe sciolta perché ci sarebbe stato chi non avrebbe rispettato i patti e gli impegni e avrebbe tentato di rimangiarsi – il rimangiarsi è metaforico, s’intende – le promesse su parecchi argomenti fondamentali. Insomma, quelle che allora si chiamavano “trattative”, e che erano state intavolate nelle ore immediatamente precedenti le dimissioni o nella prima fase delle stesse, non erano andate a buon fine: i dimissionari avevano giudicate quelle del sindaco come “promesse da marinaio”. E allora, giù con la sfiducia. Non bisogna dimenticare che già alcuni mesi prima che fosse dato fuoco alle polveri delle dimissioni, ben tre assessori: De Martino, Acanfora e Milone, avevano mostrato insofferenza ai superpoteri di Langella. Due, poi erano rientrate – ed erano rientrate anche le dimissioni di quei consiglieri di cui erano espressione – lasciando solo quella della De Martino, sostenuta dal consigliere dimissionario e padre, Mario De Martino. Lo stesso assessore, poi, ha voluto spiegare, come detto qualche rigo fa, le sue dimissioni. «Tanti sono i motivi che mi hanno convinto a dimettermi – ha scritto, su face book, De Martino- con sofferenza, dal mio ruolo di Assessore del Comune di Boscoreale, primo tra tutti la convinzione di non essere portata per un modo di “fare politica” che, ancora oggi, non condivido e non comprendo. La sottoscritta, così come i Consiglieri di maggioranza, a loro volta dimissionari, che mi hanno sorretto, non ha mai avuto le condizioni per proporsi con proficuo e la volontà di lavorare è sempre stata frenata, bloccata. Boscoreale aspettava segnali, risposte immediate e io mi sono sentita sempre più a disagio. Mi sono impegnata da profana della politica e ho cercato sempre di dare il massimo avendo accanto, per fortuna, anche persone che credevano in me. L’entusiasmo che, nel maggio 2010, mi ha portato ad accettare il delicato compito conferitomi era tale che ho sempre sperato di poter fare di più. Ho messo a disposizione dell’intera comunità la mia caparbietà, il mio tempo, la mia professionalità, il mio saper fare squadra in una fossa di leoni per raggiungere gli obiettivi condivisi, seppur con moltissima difficoltà. Con umiltà e correttezza ho tentato invano di creare rapporti collaborativi, anche, con un Sindaco che non mi ha mai praticamente e realmente delegata, trovandomi spesso davanti a fatti compiuti o a scelte già prese, da me e dal mio gruppo mai condivise».
Come dire, il sindaco faceva tutto lui e noi avevamo un ruolo secondario. In tutto. Altro argomento che già da adesso sta mettendo parecchia carne sul fuoco è quello delle liste. Quante saranno? Come saranno formate? Chi le farà? È tutto ancora da definire ma i “si dice” si fanno largo. Di Giacomo Tafuro, ad esempio, si assicura che appronterà almeno tre liste e scenderà in campo per fare il sindaco. Di Gennaro Langella si vuole che, non potendo (però tutto può cambiare, come ben si sa, alla vigilia delle consultazioni) fare liste con il simbolo del Pdl, metterà in campo una “civica” legata al movimento della Polverini. Il centro sinistra, con Pd, Udc e Idv, si muoverà sia con una lista “istituzionale” sia con parecchie liste satelliti. Una di queste, forse la più interessante per capacità di raccogliere voti, sarà quelle guidata da Antonio Mappa. Resta a guardare, per adesso, almeno ufficialmente, il gruppo di Casillo. Ufficiosamente, però, si dice che si stia già muovendo. Basterà aspettare settembre per vedere i primi effetti.
Da allora in avanti, sarà maretta. In attesa della grande tempesta: le elezioni.
Monica Cardone