Ercolano batte Torre Annunziata: da “Fortapàsc” nasce lo sviluppo

Una storia bella, vera, concreta. Un pilastro su cui edificare, sviluppo, lavoro legalità. E’ in corso ad Ercolano, in un luogo simbolo (del bene e del male) che è lo storico mercato di Pugliano – Resina. Protagonisti 15 commercianti giovani, continuatori di una fantasticheria commerciale che è nata qui e che dura da ben quattro generazioni.  Chi non conosce l’usato “da affare”, per qualità ed originalità, del “mercato delle pezze” di Ercolano? Chi non è mai stato almeno una volta a rovistare tra le balle di indumenti alla ricerca del capo esclusivo, “americano”, di moda? In tanti hanno rovistato e in tanti sono fieri di aver “fatto l’affare”. Folclore, colori, assortimenti di pelle, di chincaglieria. Si trova di tutto. Si trovava di tutto fino a poco fa; anche “cose”, “roba” e persone che era meglio non trovare. Questo cocktail mortale per l’economia e la tradizione di Ercolano stava prendendo il sopravvento. Forse lo aveva già preso e i numeri calanti del commercio lo confermavano. Qui avvenivano faide tra “famiglie” di camorra, con morti ammazzati e tanta pubblicità negativa. In tanti avevano cancellato Pugliano dove era piacevolissimo andarci. Troppo pericoloso, non più attraente.

Recentemente scrivemmo del film “Fortapàsc”, ispirato alla vita di Giancarlo Siani, lo facemmo per illustrare una proposta, una modesta proposta, al Sindaco di Torre Annunziata che riteneva sbagliato trasmettere su Rai1 il meraviglioso film di Marco Risi sul giornalista ucciso dalla camorra. Il motivo era nella “sua” convinzione che ormai “Torre Annunziata non era più la città di camorra che si descriveva nel film”. In sostanza Starita voleva (e forse lo vuole ancora) cancellare una memoria storica che disturba i benpensanti e gli struzzi come lui. Tentammo di argomentare che non si riabilita una città rimuovendo un nome sgradevole, la memoria di un giornalista ammazzato da criminali della camorra, un film capolavoro. Occorre ben altro. Proponemmo che sarebbe stato più utile usare il nome “Fortapàsc” per identificare un luogo, un’iniziativa, da cui far ripartire un grande progetto di riscatto e sviluppo, fondato sull’affermazione della legalità e di buone pratiche di progresso. Risultato: risentimento personale e nessuna azione concreta. Tutto come prima, almeno a Torre Annunziata.

Ad Ercolano fanno il contrario. Condividono l’idea, la fanno crescere, oggi la concretizzano con una cooperativa che si chiama proprio “Fortapàsc” e nel marchio spiega: “Mercato di Resina, vintage e abiti usati”. Il merito è di “quei 15” che diventeranno molti di più, diretti da Antonio Cervero e da un direttivo composto da Pasquale Somma, Bruno Sodano, Ciro De Gaetano, Giovanni Di Dato. A trascinarli un ex amministratore comunale di Ercolano, Ciro Iengo: un concreto entusiasta, un sognatore nella città, un uomo che spiega, motiva, convince, si fa seguire ed è al servizio, da “sindaco laico”, di un intero quartiere, Pugliano-Resina,  l’antico cuore urbanistico e l’anima di Ercolano. Ciro mi contattò qualche mese fa dicendomi che aveva letta la mia proposta e mi illustrò la sua idea e il desiderio di attuarla nella sua città. Ne fui felice.  Oggi ancor più, da quando sono stato ad Ercolano nei luoghi di “Fortapàsc” che pulsano di desiderio incontenibile di innovazione, d’iniziative che si concretizzeranno da settembre e nei mesi successivi. Il lavoro è serrato, corale, carico d’idee e di ambizioni. Si comprende la concretezza del progetto incontrando i “soldati” di “Fortapàsc” camminando per le stradine, tra i palazzi, e nei cortili stracarichi di “pezze” che profumano di legalità, di entusiasmo nuovo e di voglia di costruire, sul serio, il riscatto dell’intera Ercolano.

Antonio Irlando

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