Portici, sparisce dall’associazione “Remar”: è giallo

Sparito dal 29 luglio. Vincenzo Montella, 44enne porticese residente in una traversa di via Arlotta, cuore del centro storico della città della Reggia, si è allontanato dalla sede “Remar” di Grazzanise dove pochi giorni prima della sua scomparsa era stato accompagnato. Conosciuto da tutti come “Lelè”, Montella è da anni perseguitato dal demone dell’alcolismo, motivo per il quale a fine luglio scorso gli assistenti sociali l’hanno affidato all’associazione no profit “Remar”, nella sede casertana di Grazzanise. Secondo amici e parenti, Montella era entusiasta al pensiero di iniziare un nuovo cammino all’interno dell’associazione, tanto da recarsi nelle abitazioni dei conoscenti per salutarli prima della partenza. Ma lo scorso 29 luglio, “Lelè” abbandona la sede dell’associazione che si occupa – tra le altre cose – del recupero dei soggetti dipendenti dall’alcol. Da dodici giorni circa, nessuna traccia di Montella. Ad attivarsi sono stati i fratelli residenti a Portici, che hanno contattato l’associazione “Remar” e hanno denunciato il fatto ai Carabinieri della stazione di Portici. A far crescere in maniera esponenziale la preoccupazione dei familiari di Montella, sarebbero state le numerose contraddizioni nelle dichiarazioni del responsabile dell’associazione. Infatti, secondo i familiari di “Lelè”, in un primo momento il pastore responsabile della sede “Remar” di Grazzanise – contattato dai fratelli di Montella – avrebbe negato la presenza di Vincenzo presso la propria struttura, dichiarando di non averlo mai visto. In un secondo momento, il pastore avrebbe spiegato ai parenti che Vincenzo si sarebbe sentito male nella serata di sabato 28 luglio, per poi scappare la domenica mattina scavalcando un cancello. In una terza versione, il pastore avrebbe affermato che il 44enne si sarebbe allontanato nella mattinata di domenica 29 luglio avvertendo i responsabili della struttura. Contraddizioni che hanno spinto ai familiari di Montella a denunciare la questione ai Carabinieri.

La Remar Onlus. La poca chiarezza sulla vicenda della scomparsa di Vincenzo Montella, ha spinto i familiari a denunciare il fatto ai Carabinieri e avviare una campagna di ricerca mediante volantinaggio. Le notizie diffuse dalla “Remar” non hanno per nulla convinto i parenti di Montella. Sulla base delle dichiarazioni dei
parenti di “Lelè”, abbiamo contattato il direttore della sede casertana della “Remar”,
il pastore Soria Lopez Rosendo:

Direttore, Montella è sparito da quasi due settimane. E’ stato nella vostra sede per due giorni e ha compilato la modulistica con i dati anagrafici. Poi si è allontanato e non è più tornato. Come vi siete attivati per far luce sulla sua scomparsa?

“Lo scorso lunedì abbiamo denunciato il fatto ai Carabinieri della locale stazione e abbiamo consegnato i documenti e i bagagli che Montella aveva lasciato nella nostra sede. Vede, la nostra è una casa di accoglienza, e coloro che si recano nella nostra sede hanno la massima libertà. Non diventano nostri inquilini, restano finché vogliono ma non hanno vincoli. Montella è stato con noi solo due giorni, poi si è allontanato. Sa
nella nostra casa vengono numerose persone ogni giorno, non è facile ricordarsi
di tutti”

I parenti di Montella hanno riscontrato alcune contraddizioni nelle sue dichiarazioni. Come mai?

“Come le dicevo, nella nostra casa vengono numerose persone ogni giorno. In un primo momento comunicai che Montella non era mai stato nella nostra casa. Poco dopo, la mia segretaria mi ha illuminato e ho ricordato chi fosse. Mi spiace se sono stato poco chiaro, ma la cosa è molto semplice: Montella si è allontanato dopo due giorni il suo arrivo”

E’ vero che il giorno prima della fuga Montella ha avuto una crisi?

“Si, ma niente di allarmante. E’ normale che un ragazzo abituato ad un certo stile di vita, con una forte dipendenza dall’alcol, si sia trovato in difficoltà a non avere quello che di solito aveva. E’ un ragazzo sbandato, come la maggior parte di coloro che
vengono nella nostra casa. La nostra è una Onlus, senza scopo di lucro, accogliamo persone con problematiche”. Una vicenda che si tinge di giallo e che getta nello sconforto l’intero centro storico porticese.

 

Andrea Scala

 

 

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