L’eco dei colpi esplosi a Vico Equense si è sentito sino a Castellammare di Stabia. L’hanno udito chiaramente nelle roccaforti della camorra locale, da Scanzano al centro antico. È in questi ambienti che sarebbe maturato l’agguato avvenuto nella notte tra il 14 e il 15 agosto alla Marina di Vico. Secondo le prime ricostruzioni i killer avrebbero sparato per uccidere: l’obiettivo era Nino Spagnuolo, che se l’è cavata con un proiettile nella coscia destra. L’uomo, 35enne residente a Castellammare, è considerato dalle forze dell’ordine un elemento di spicco della cosca dei «D’Alessandro». Il tutto sarebbe avvenuto nei pressi di un molo di attracco gestito, da circa un mese, da persone originarie di Castellammare.
Dopo l’omicidio a Gragnano di Mario Cuomo, due gambizzazioni e diversi episodi di violenza tra le giovani leve della camorra, nell’area stabiese è tornato l’incubo faida. La riorganizzazione del clan sarebbe in atto: la cosca è stata decapitata a seguito delle indagini sull’omicidio del consigliere comunale Gino Tommasino. I componenti del commando omicida hanno recentemente incassato pene durissime, e uno di loro, l’ex ras dei D’Alessandro Salvatore Belviso, si è pentito. Sul piatto dello scontro tra i «guaglioni» di Scanzano e dell’Acqua della Madonna ci sarebbero nuovi equilibri del potere criminale e vecchie ruggini da risolvere.
Tornando alla sparatoria, poche ore dopo i fatti Spagnuolo si è preoccupato di rassicurare amici e parenti attraverso la sua bacheca di «Facebook»: «A tutti i miei amici e parenti vi raccomando di non stare in pena per me. Sto benissimo e mai sentito meglio, ok ciao da Nino». Ma il 35enne ha fatto anche di più, «condividendo» alcuni «link» di un gruppo chiamato «Mala vita»: «Occhio per occhio, dente per dente» e «la vendetta è un piatto che va servito freddo». Note inquietanti che vanno di pari passo con il clima pesante che si comincia a respirare a Castellammare. Sull’episodio di Vico Equense stanno indagando i carabinieri, che nelle scorse ore hanno ascoltato tutti i testimoni di quella che sarebbe dovuta essere una notte di festa in costiera sorrentina. Nelle scorse ore i militari hanno effettuato decine di perquisizioni al centro antico come nella zona alta della città delle acque, alla ricerca di indizi sull’identità dei responsabili del raid punitivo a Vico Equense. Un unico filo collegherebbe quindi tutti gli episodi di chiara matrice camorristica che si stanno susseguendo dall’inizio della stagione estiva. Della riorganizzazione ne ha parlato anche la Dia nel suo rapporto semestrale, ed in particolare del «patto federativo esistente tra i D’Alessandro ed il clan Di Martino, originario di Gragnano, funzionale al disegno di consolidamento territoriale di entrambe le cosche che, insidiati dalle collaborazioni di giustizia, tendono a rafforzare vincoli solidaristici interni, anche mediante l’eliminazione dei non allineati».
Francesco Ferrigno