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Portici, scomparsa Montella: “Negligenza da parte delle accompagnatrici”

A venti giorni dalla scomparsa di Vincenzo Montella, il 44enne porticese dipendente dall’alcol allontanatosi dall’associazione Remar Onlus di Grazzanise (Caserta), continuano le ricerche di amici e parenti. Il silenzio e le numerose contraddizioni da parte della dirigenza Remar e dei volontari che accompagnarono Vincenzo Montella a Grazzanise lo scorso 27 luglio, hanno tinto di giallo la vicenda. Le varie versioni – sempre discordanti – fornite dal numero uno della comunità casertana, padre Rosendo Soria Lopez e dal suo vice Raffaele Acalibro hanno sollevato aspre polemiche. Accuse e contraddizioni sono arrivate anche dai promotori del trasferimento di Montella da Portici a Grazzanise. Secondo la testimonianza di Antonio Fascia, volontario della Caritas di Portici e amico dell’uomo scomparso, ad accompagnare Montella alla Remar sarebbero state Marilena Di Maggio (anch’essa volontaria della Caritas e promotrice del trasferimento di Montella) e la consigliera comunale Stefania Scarano, che contattata dal nostro giornale aveva smentito la notizia. Entrambe sarebbero state sentite dai carabinieri di Portici.

L’intervista. A puntare il dito contro le due donne che lo scorso 27 luglio accompagnarono Montella alla Remar è Antonio Fascia, volontario Caritas e amico dell’uomo scomparso. Fascia, nella fattispecie, solleva la polemica sulla presunta negligenza delle due donne, che secondo il suo parere, avrebbero dovuto chiarire la situazione sin dai primi giorni. Infatti, la Di Maggio che nel periodo della scomparsa di Montella era in vacanza, avrebbe fornito la sua versione dei fatti ai carabinieri solo su convocazione dei militari dell’arma e in netto ritardo rispetto alla data della scomparsa di Montella. Fascia coinvolge nella sua accusa anche la consigliera comunale Stefania Scarano, a suo avviso testimone chiave dell’arrivo alla sede di Grazzanise di Montella rispetto alle dichiarazioni del vicedirettore della Remar, che avrebbe affermato che Montella sarebbe stato accompagnato nella sede di Giugliano prima di essere portato a Grazzanise da una terza persona. Marilena Di Maggio, contattata dal nostro giornale, non volle rilasciare dichiarazioni, mentre la consigliera comunale Scarano dichiarò che la notizia di un suo coinvolgimento sulla vicenda era infondata.

Come è nata l’idea di trasferire Montella alla sede Remar di Grazzanise?

“L’idea partì da Marilena Di Maggio, volontaria della Caritas di Portici – spiega Antonio Fascia -. In occasione di alcuni lavori di trasloco, la signora Di Maggio conobbe Vincenzo Montella e in mia presenza gli propose di trasferirsi nella sede Remar di Grazanise, dove avrebbe potuto cambiare in meglio il suo stile di vita. Vincenzo ne fu entusiasta di quella proposta, tant’è vero che ogni giorno non mi parlava d’altro”

Chi accompagnò Montella a Grazzanise?

“Il 27 luglio Marilena Di Maggio mi comunicò che in tarda mattinata avrebbe accompagnato Montella alla Remar. Le spiegai che il mio turno lavorativo terminava alle quindici, quindi non avrei potuto farle compagnia. Di Maggio, tuttavia, disse che sarebbero andate all’associazione con l’auto della consigliera comunale Stefania Scarano. Comunicai il tutto a Vincenzo e nella mattinata di Venerdì 27 lo accompagnarono a Grazzanise”.

Cosa accadde nei giorni successivi?

“Domenica 29 luglio, Marilena Di Maggio mi contattò e mi spiegò che fu avvisata dall’associazione Remar che Montella era andato via lasciando documenti e bagagli in sede. La Di Maggio era in vacanza, la invitai a recarsi dai carabinieri per denunciare la questione. Non lo fece, la sua testimonianza alle forze dell’ordine è arrivata solo quando tornò a Portici dalle vacanze. Nei giorni successivi io e la famiglia Montella andammo dai carabinieri per la denuncia della scomparsa di Vincenzo. Nello stesso giorno mi incontrai con Stefania Scarano che mi spiegò che avevano lasciato Vincenzo nella sede di Grazzanise, cosa ben diversa da quello che hanno dichiarato i vertici della Remar. Invitai la consigliera a recarsi anch’essa dai carabinieri, ma non lo fece. Ora spero solo che Vincenzo possa tornare a casa al più presto”.

Andrea Scala

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