A Pompei, una delle strade più belle, quella che affianca gli scavi archeologici, si veste della desolazione più totale alla sera. Se di giorno via Plinio registra la presenza di turisti intenti a visitare il sito archeologico, alla sera di quelle stesse persone non c’è più traccia, e la strada piomba nell’anonimato. Eppure gli scavi non conoscono crisi, i dati statistici riconducibili al 15 agosto 2012 rivelano un forte incremento delle presenze rispetto al 2011. Allora se così stanno le cose viene da chiedersi perché di sera dei turisti diurni non c’è più traccia? Possibile che non si riesca a fare proprio nulla per arginare il fenomeno del turismo “mordi e fuggi”, annosa piaga che affligge Pompei da sempre?
Se in principio uno dei problemi di via Plinio poteva essere l’illuminazione scadente, da qualche anno non è più così, la strada è stata dotata di un discreto impianto di luci, che dovrebbe incoraggiare i turisti che alloggiano nelle strutture dislocate lungo la strada a spingersi di più verso il centro della città.
Forse oltre all’illuminazione bisognerebbe impreziosire il tratto di strada in questione con attrazioni serali per i turisti e non. Si potrebbe dare la possibilità ad artisti di strada di esibirsi, a giovani di esporre le loro opere, insomma a tutto ciò che potesse servire a fare in modo che via Plinio e con essa tutta la città, si trasformi in una bellissima passeggiata archeologica tutta da godere. Altrove tutte queste cose sono possibili e vengono realizzate nel concreto, perché Pompei appare sempre come una realtà sui generis?
Se ognuno facesse la propria parte in modo più efficace forse si potrebbe dare una svolta. I commercianti pompeiani facciano impresa di squadra per un fine comune, la politica dia il giusto supporto affiancando sempre di più.
Chi scrive non è una penna in cerca di approvazione. Ad ogni situazione un po’ compromessa può essere trovato il giusto rimedio, così come all’ammalato la giusta cura.
Speriamo che anche per la nostra bella città possa essere applicata la giusta “terapia”.
Marianna Di Paolo