La rappresentazione avrà inizio con Il corteo alle ore 20.00 del 1° settembre mettendo in scena l’arrivo del vicerè in Costiera e il lascito della liberazione dall’assoggettamento dei Piccolomini con lo stato di Demanio regio. I personaggi con costumi che riprenderanno le fogge e lo splendore della corte spagnola, partiranno dal porto dopo l’arrivo in barca dei figuranti che rappresenteranno il Vicerè e la Viceregina con la propria corte. Il tutto sarà accompagnato dal suono delle chiarine e dei tamburi del gruppo ” Borgo Concilio” di Angri. I figuranti, un’ottantina circa, percorreranno il lungomare fino al palazzo Mezzacapo, dove sarà allestito un vero e proprio “tableau vivant”. La manifestazione proseguirà il 2 settembre con una tavola rotonda su “Giovan Francesco de Ponte” tenuta da Donato Sarno, presidente dell’associazione La feluca, alle ore19.00presso la sala degli affreschi di Palazzo Mezzacapo. Alla fine dell’incontro, nei giardini di Palazzo Mezzacapo (ore 20.30e repliche ore21.30e 22.30) si terrà una rappresentazione scenica ideata dall’Associazione Atellana con la regia di Costantino Amatruda, che vedrà l’attore salernitano Salvatore Mazza, nei panni del famoso giurista de Ponte e gli attori Angela Di Lieto, Ippolito Civale, Enza Cobalto e Giovanni Lembo, con le coreografie del Centro studi danza di Patrizia Scarpati.
Nel corso della serata del 2 Settembre nella corte di Palazzo Mezzacapo si potranno degustare le specialità del maestro Sal De Riso e di Fior di Costa, mentre nelle serate dell’1 e del 2 Settembre, nei ristoranti di Maiori sarà possibile degustare un menu dedicato a Giovan Francesco de Ponte, che ricalcherà i piatti dell’epoca.
Il giurista Giovan Francesco de Ponte (1541-1616), appartenente a famiglia originaria di Maiori, uomo potente ed asceso ad importanti cariche ministeriali nonché marchese di Morcone e di Padula, protesse e difese i rappresentanti dei Comuni della Costiera Amalfitana, i quali, riunitisi in Napoli, chiesero ed ottennero nel 1583 che il loro territorio si liberasse dal dominio feudale e ritornasse, come in passato, nel regio demanio, ossia alle dirette dipendenze del Sovrano. Nel 1611 il de Ponte si oppose ancor più fieramente ad un nuovo tentativo di infeudare la Costiera, difendendone coraggiosamente la libertà a rischio di essere chiamato ribelle, ed evitò in tal modo che i suoi abitanti fossero asserviti alle angherie ed ai soprusi di prepotenti baroni.