Certamente non mancherà di suscitare curiosità e discussioni l’ultimo libro di Francesco Baccilieri. Il Destino, questo il tema del volume “Fatalisti allo sbaraglio”, FrancoAngeli Edizioni – Collana: Le Comete.
Un manuale, questo, 128 pagine, prezzo di copertina 16 euro, che affronta questo tema eternamente dibattuto, non solo nei circoli di filosofia ma anche nelle comuni cene tra amici. Esiste davvero il fato, oppure ciò che accade si verifica per caso? È corretto scomodare il destino per tentare di costruire su di esso accuse, colpe ed eventuali giustificazioni relative alle nostre scelte? Crediamo alle cosiddette “sliding doors”, cioè all’ipotesi che certe nostre scelte ne negano altre? Domande affascinanti alle quali l’uomo, a partire dal III secolo a. C., non rinuncia a cercare risposte definitive.
Baccilieri esprime il suo punto di vista, corroborato da altri autorevoli pareri, senza pretendere di essere esaustivo. «È un’opinione», afferma, «un modo di intendere le cose, che non ambisce quindi all’assolutezza, ma, al contrario, non aspetta altro che confrontarsi con differenti visuali, misurarsi con prospettive interpretative diverse».
Tutti hanno il diritto di avere un’opinione su un tema così basilare e martellante. Del resto, quando affermiamo: “era destino che finisse così”, oppure “è inutile, tanto è già tutto scritto”, in realtà esprimiamo una posizione precisa, che si suppone meditata, e dalla quale scaturiscono conseguenze pratiche per il nostro modo di vivere e di intendere l’esistenza.
L’obiettivo di Fatalisti allo sbaraglio è proprio scandagliare cos’è e come funziona il destino, analizzandolo con un linguaggio agile, scorrevole e alla portata di tutti. Una sorta di guida corredata da esempi tratti dalle cronache e dall’esperienza di tutti i giorni, che vuole mettere in luce alcuni falsi miti e luoghi comuni.
Accanto alle considerazioni dell’autore, quattro testimonianze che affrontano il tema da angolazioni diverse, e proprio per questo stimolanti: un religioso, il domenicano Padre Giovanni Cavalcoli; un docente di filosofia, il professor Carlo Monaco; un noto attore, Stefano Bicocchi, meglio conosciuto come Vito e, dulcis in fundo, il grande cantautore Francesco Guccini.
Ce n’è abbastanza per riflettere a 360 gradi su un tema che, per la sua apparente facilità, è così spesso sulla bocca di tutti.