Continua l’odissea per gli operai dell’ Ex Aticarta, tutti ancora senza lavoro e con una prospettiva di reinserimento sempre più critica. Per i 18 operai, tre dei quali invalidi, l’ipotesi di vedersi concretizzare un’assunzione presso il Centro Commerciale “La Cartiera” diventa sempre più una chimera. Troppe promesse fatte e nessuna mantenuta per ora. Lunedì 3 settembre 2012 i lavoratori, ancora una volta, si sono dati appuntamento sotto palazzo De Fusco nella speranza di poter esporre le loro motivazioni all’amministrazione visto che gli stessi erano in attesa di partecipare ad un tavolo aperto di trattativa previsto per fine agosto ma mai concretizzatosi. Tutto ciò che chiedono i 18 lavoratori sono maggiori certezze e garanzie per il loro futuro lavorativo.
Il calvario di questi operai comincia con la chiusura dell’Aticarta. Loro infatti, non avendo né l’età anagrafica né quella contributiva per poter andare in pensione, si sono trovati a fare i conti con l’incertezza lavorativa più totale. Quando poi è stato approvato il progetto di riconversione dell’Aticarta nel centro commerciale “La Cartiera” ecco per loro una possibilità di poter ritornare a sperare in un lavoro. La riconversione infatti, aveva, come priorità assoluta, quella di procedere all’assunzione dei 18 operai a tempo indeterminato. Purtroppo così non è stato.
Si decise che gli operai sarebbero stati assunti dalla ditta di pulizie incaricata nel nuovo centro commerciale, la boschese “Fontana Group”, la quale venne silurata a soli due giorni dall’inaugurazione, lasciando per strada gli ex Aticarta. La motivazione che fu addotta? Prestazioni non soddisfacenti.
Alla Fontana Group subentrò la “Hornet Service srl”, società di Napoli. Stando a quanto scritto nel protocollo d’intesa del 2006, gli ex Aticarta avrebbero dovuto essere collocati presso le imprese operanti nella Cartiera. Di conseguenza, se la “Fontana Group” era stata ritenuta non all’altezza del compito assegnatole, la “Hornet Service srl” che le subentrava avrebbe dovuto assorbire gli operai. Invece non è stato così e dopo soli 23 giorni lavorativi e prima della scadenza del contratto di prova (che prevede 26 giorni) gli operai si sono visti recapitare la lettera di licenziamento. Dunque, due volte illusi, due volte delusi.
E pensare che tutta la città veniva informata del loro riposizionamento lavorativo all’interno de “La Cartiera” a mezzo di manifesto pubblico. Ma purtroppo, almeno per ora, c’è poco da essere sereni sul loro futuro lavorativo.
Senza contare che gli operai, in tre mesi di lavoro presso il centro commerciale “La Cartiera” hanno guadagnato 1.000.00 euro totali. Uno di essi ha denunciato la loro situazione lavorativa al Ministero del Lavoro che, per contro, ha replicato che queste questioni sono di competenza esclusiva del sindaco di Pompei e dell’ex Aticarta.
I 18 operai sono stanchi di essere sballottati tra un ente e l’altro. Tutto ciò che chiedono è di ricevere risposte chiare ed univoche in merito alla loro situazione lavorativa. Hanno un’unica certezza: la loro incondizionata voglia di lavorare. Una volontà forte, caparbia. Non ci sono fannulloni (così sono stati definiti da qualche esponente politico) tra questi ex operai di quella che fu la cartiera di Pompei, ma solo mariti e padri stanchi di dover fare i salti mortali a fine mese per sbarcare il lunario.
Ci si augura al più presto che il tavolo di trattativa aperto si riunisca e che il sindaco, le sigle sindacali Cgil e Uil,la Fergos, nonché gli operai possano trovare un nuovo accordo, sperando che sia l’ultimo, definitivo e soprattutto positivo.
Marianna Di Paolo