«Per questo motivo, essendo la storia di don Pino Pugliesi l’esempio evidente dell’impossibilità di concepire commissioni di sorta – né a Castellammare, né altrove – tra Chiesa e camorra, in un momento difficile per la nostra città, ancora vittima di fattidi camorra, proponiamo di istituire una borsa di studio in memoria di don Pino Pugliesi, da dedicare al più volenteroso studente stabiese».
«Ebbene, basta leggere la storia di don Pino Pugliesi per comprendere che il suo esempio rappresenta indubbiamente la prova più evidente che – al di là delle polemiche spesso sollevate sul punto – giammai può esserci (e giammai c’è) – a Castellammare come altrove – una commistione tra la Chiesa e le organizzazioni criminali.»
«E dico ciò non tanto perché è oramai un dato indubitabile che una parte consistente delle vittime della mafia è purtroppo costituita dai sacerdoti: tutti uccisi perché davano fastidio per il loro impegno sociale, per la loro voglia di cittadinanza attiva e per la loro necessità di affermare il predominio della vita sulla morte. Dico ciò, perché la storia di don Pino Pugliesi ha un qualcosa di più!».
«Ed infatti, il suo esempio rileva perché – come affermato anche dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi – don Pugliesi “ è stato ucciso in quanto sacerdote, non perché immerso in attività socio-politiche particolari. Ucciso in quanto predicava la dottrina cristiana ed educava i giovani a vivere con coerenza il loro battesimo. Non per altro. Non andava contro nessuno”».
«Di conseguenza l’esempio di don Pino Pugliesi rileva per essere la sua storia una evidente “causa di martirio”, perché don Puglisi “è stato ucciso in odium fidei”. e questo è opportuno ricordarlo anche e soprattutto a Castellammare».