Durante un’intervista il Referente provinciale dell’Associazione “Libera nomi e numeri contro le mafie”, Antonio d’Amore, muove bollenti accuse al comune di Pomigliano, per aver mandato in fumo la sovvenzione necessaria alla fabbricazione di un ostello della gioventù, usufruendo di un bene sequestrato ben 10 anni fa alla camorra. D’Amore si riferisce al bene, sito in masseria Ciccarelli, appartenente in passato al Clan Foria e, costituito sia da immobili che da diversi ettari di terreno coltivabile per una superficie totale di circa 8000 mq. In seguito il comune, incredibilmente, voleva riscuotere dai componenti del Clan, ben 7000 euro per tasse della spazzatura non pagate, quando però la confisca era già avvenuta e il territorio requisito era ormai entrato a far parte dei beni comunali,in modo da poterne e doverne disporne nella giusta maniera. Proprio da questa vicenda partirono le richieste con insitenza di “Libera” ( associazione fondata da don Tonino Palmese che provvede anche ai beni confiscati alla mafia) per far sì di velocizzare il procedimento che avrebbe dovuto rimuovere l’ipoteca e iniziare il progetto per la costruzione dell’ostello. In un convegno ” problemi e prospettive territoriali”, tenuto il 7 giugno scorso e che ha visto tra i partecipanti anche Antonio d’Amore, don Tonino Palmese, Lucia Rea ( comandante polizia provinciale) e il PM d’Onofrio della DDA, il sindaco Raffaele Russo, innanzi a queste assidue sollecitazioni affermò che l’indomani stesso avrebbe dato mandato all’assessore al patrimonio. Ciò nonostante l’ipoteca ancora oggi non è stata tolta e perso è andato questo progetto che si sarebbe rivelato di notevole importanza per Pomigliano. Questi i motivi che a chiedere valide spiegazioni al comune per questo gesto che potrebbe diventare un segnale al Clan Foria: “I loro beni non saranno toccati anche se confiscati”.
Emanuela Torella