Fa discutere e divide l’opinione pubblica l’incredibile vicenda che ancora una volta accende i riflettori in negativo sulla città di Ercolano. Tempo addietro erano pervenute segnalazioni di noti politici del posto che preferivano iscrivere i propri figli in età dell’obbligo scolastico presso istituti situati nella vicina Portici o a Torre del Greco perché ritenevano non all’altezza i plessi scolastici indigeni. Oggi una già miserabile vicenda si tinge ancora più di vergogna : sembra infatti che per tutta risposta questi famosi istituti elitari delle vicine realtà confinanti raggruppino i giovanissimi alunni provenienti da Ercolano in classi appositamente formate da “emigranti”. In sintesi : tanta fatica per ritrovarsi tra i banchi in altri paesi coetanei ercolanesi. La vicenda è sconcertante : se si pensa che questa amministrazione comunale presieduta dal sindaco Vincenzo Strazzullo si è sempre pubblicamente dichiarata a favore del riscatto di chi, come lo stesso primo cittadino, è nato e cresciuto a Ercolano appare quanto meno contraddittorio e offensivo nei confronti del paese vulcanico l’atteggiamento tenuto da chi ha l’onore di rappresentare la comunità degli scavi in aula consiliare. “Ritroviamo senso di appartenenza e amore reale per una zona vesuviana che vanta tradizioni culturali millenarie – ha commentato l’esponente del PDL Aniello De Rosa – e che deve oggi riappropriarsi di una identità pubblica da tramandare poi ai giovanissimi figli di Ercolano. Il nostro paese non ha nulla da invidiare ad alcuna realtà limitrofa : esorto quindi gli ercolanesi tutti, a prescindere dal ruolo politico-amministrativo ricoperto nell’attuale governo locale, a compiere attento esame introspettivo onde giungere alla conclusione che è auto lesionista mandare i nostri ragazzi in altri paesi da “esuli perenni” , ospiti forse “tollerati” ma di fatto mai parte integrante di identità cittadine apparentemente buoniste nei confronti degli “sfortunati cugini ercolanesi”. Una brutta rogna per il sindaco Strazzullo ultimamente non al top nelle preferenze di un elettorato stanco di aspettare nel più totale immobilismo un rilancio comunitario abilmente sbandierato in periodo elettorale ma poi puntualmente inevaso da chi forse si è sentito talmente garantito da una coalizione di maggioranza plebiscitaria da non preoccuparsi del giusto risentimento popolare.
Alfonso Maria Liguori