Attualmente, dopo le recenti e preoccupanti dichiarazioni dell’Azienda Fiat, si sta creando, ancora una volta, un clima di agitazione, di inquietudine, di ansia per il futuro. È vero che ci sono problemi legati alla crisi economica, al mercato e alla globalizzazione dell’economia. Ma è pur vero che non devono essere sempre e solo i lavoratori a pagare scelte che rispondono solo a logiche di un liberismo selvaggio che sacrifica le persone e le loro famiglie all’idolo del denaro e della massimizzazione del profitto. Questo tempo di crisi non può non essere tempo di solidarietà, tempo di condivisione, da parte di tutti. Anche dell’Azienda Fiat.
La Chiesa nel suo Magistero sociale ricorda a tutti che nel rapporto tra capitale e lavoro è l’uomo il “centro” di tutto il processo economico e che “i mezzi di produzione non possono essere posseduti per possedere, perché l’unico titolo legittimo al loro possesso è che essi servano al lavoro” (Giovanni Paolo II, Laborem exercens). Eppure tanti lavoratori, oggi, vivono una condizione di vita precaria, vivono in balia dell’incertezza sul futuro proprio e delle proprie famiglie: nessuno può giocare con il diritto al lavoro, nessuno può “giocare” con la vita delle persone.
Pasquale Annunziata