Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, già presidente della Circoscrizione Vomero, interviene ancora una volta nel dibattito riapertosi in questi giorni, sulla problematica dello stadio Collana, il secondo impianto sportivo pubblico della Città e l’unico a disposizione degli abitanti del quartiere collinare del Vomero. “A parte la constatazione che finora poco o nulla è stato fatto dall’amministrazione comunale per rendere totalmente agibile l’importante impianto polisportivo vomerese, rendendolo fruibile alle migliaia di persone che lo hanno utilizzato in passato per tutte le discipline sportive che in esso si possono praticare – afferma Capodanno – mi sembra risibile che in queste condizioni si sposti il dibattito sul cambio di denominazione della struttura. Una proposta – puntualizza Capodanno – quella di chiamarlo stadio della Liberazione che era già emersa in passato, laddove invece bisogna conservare, a mio avviso, la storicità dei luoghi e, pertanto, il polisportivo dovrà continuare a chiamarsi Arturo Collana”
Vale la pena ricordare che quando questo stadio fu costruito negli anni venti, in era fascista, tant’è vero che fino alla scioglimento dell’Ente, prima di passare alla Regione Campania, era compreso tra i beni appartenenti alla GIL, Gioventù Italiana del Littorio, lo stadio fu denominato “Stadio XXVIII ottobre” in ricordo della marcia su Roma.
Già subito dopo la guerra lo stadio fu denominato per un breve periodo “stadio della Liberazione” in ricordo delle Quattro giornate di Napoli. Successivamente si decise d’intitolarlo ad Arturo Collana, noto ed apprezzato giornalista sportivo, che fu tra i soci fondatori, del Gruppo Napoletano Giornalisti Sportivi, poi confluito nell’Associazione Stampa Sportiva Italiana e divenuta in seguito Unione Stampa Sportiva Italiana.
“Ci batteremo in tutte le sedi affinché il polisportivo Collana mantenga l’attuale denominazione, anche con una petizione popolare – conclude Capodanno -. Intanto verrà creato un apposito gruppo sul social network Facebook. Peraltro sono convinto che, trattandosi di un impianto di proprietà della Regione Campania, concesso in comodato d’uso al Comune di Napoli, la competenza per un eventuale cambio di denominazione spetti all’Ente proprietario e non al comodatario”.