La Procura di Torre Annunziata ha disposto il sequestro di oltre cento biciclette elettriche “truccate” e vendute a Pompei con marchio CE contraffatto.
Questa mattina, gli agenti della polizia municipale di Sant’Antonio Abate, hanno condotto un’operazione che ha portato all’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo di veicoli elettrici nei confronti di due persone, padre e figlio entrambi di Pompei, accusati di frode in commercio consistente nella produzione e commercializzazione di veicoli elettrici sprovvisti di marchio CE.
I denunciati sono Catello e Antonio Vispini, di 34 e 62 anni, titolari di una fabbrica che produce ciclomotori elettrici e di un esercizio commerciale che li vende, però, come se fossero semplici bici con motore a pedale.
Le attività investigative, coordinate dai magistrati della Procura di Torre Annunziata diretti dal Procuratore Raffaele Marino, si è sviluppata in tre mesi, da luglio a settembre, ed è partita dal sequestro amministrativo di numerosi veicoli elettrici che circolavano su strada, infrangendo varie norme del Codice della Strada. I primi sequestri sono stati effettuati proprio dai caschi bianchi di Sant’Antonio Abate, agli ordini del comandante Giuseppe Capuano e del vice Alfonso Russo.
Infatti, i Vispini fabbricavano e mettevano in vendita veicoli elettrici, sprovvisti di certificazione CE, il cui marchio risultava apposto impropriamente con un adesivo, facendoli passare per biciclette a pedalata assistita, ingannando gli acquirenti che, con l’acquisto, vedevano prospettarsi ingenti risparmi. Infatti, con una bicicletta elettrica non è obbligatorio il pagamento dell’assicurazione e della tassa automobilistica.
Invece, i veicoli sequestrati sono corredati di un motore elettrico che si aziona a prescindere dalla pedalata di chi lo guida, contrariamente a quanto prevede la normativa del Codice della Strada sui dispositivi “a pedalata assistita” che, infatti, prevede che il motore ausiliario cessi di funzionare se il ciclista smette di pedalare. I veicoli sequestrati erano provvisti di una manopola acceleratore che ne permetteva la circolazione anche senza pedalare. In pratica, i Vispini, in un’officina realizzata all’interno dell’attività commerciale di Pompei, bloccavano l’acceleratore e installavano uno starter che permetteva ai veicoli elettrici di circolare con la sola propulsione del motore elettrico e con la possibilità, per il conducente, di incrementare la velocità a mezzo dell’ausilio della pedalata, garantendo all’acquirente la conformità alla bici a pedalata assistita. Nell’ambito delle indagini, gli inquirenti hanno accertato che i veicoli venduti dagli indagati assumono le caratteristiche di ciclomotore e, per la circolazione, sono soggetti a tutti gli obblighi previsti dal codice della strada, certificato di circolazione, targa, copertura assicurativa, casco.
Altro dato che ha condotto gli investigatori ad intensificare l’attività d’indagine è stata quella dei requisiti di età per la guida dei veicoli. Infatti, se gli indagati continuavano a vendere i ciclomotori elettrici facendoli passare per biciclette a pedalata assistita, queste ultime potevano essere guidate da bambini di qualsiasi età, con conseguente pericolo per l’incolumità del conducente e degli altri utenti della strada.