Pompei e la prostituzione, un binomio che sembra inscindibile. Se la città sepolta era disseminata di lupanari, infatti,quella moderna non è da meno in termini di offerta di piaceri proibiti. Agli angoli delle strade e delle piazze cittadine si possono trovare, ad ogni ora del giorno e della notte, procaci signorine in attesa di clienti che, incuranti dell’orario e dei passanti, si lanciano all’abbordaggio e alle trattative sul prezzo del piacere. Nell’ultimo mese, tuttavia, si sono intensificate le attività delle forze dell’ordine che, attingendo anche a rinforzi dei paesi limitrofi, tentano di contrastare il fenomeno dilagante. Decine di denunce e fogli di via descrivono una rete d’illeciti diffusa che vede nelle donne dell’est, soprattutto della Bulgaria, le protagoniste di un mercimonio umano senza fine. L’iniziativa recente vede impegnati a diversi livelli Polizia, Carabinieri e Vigili Urbani, in una vera e propria task force che utilizza gli strumenti normativi a disposizione. Sono proprio questi ultimi, d’altronde, la nota dolente della lotta al meretricio. La prostituzione, infatti, in sé non è un reato, e le stesse passeggiatrici, nel tempo, hanno affinato la propria arte di mimetizzazione evitando abiti succinti e vistosi. Per incastrare gli “utilizzatori finali” e reprimere il fenomeno, di conseguenza, sono necessarie contorsioni normative e escamotage giuridici. Nel comune di Pompei, ad esempio, l’ordinanza comunale n. 54 del 2009 viene utilizzata dai caschi bianchi per fermare il commercio delle passeggiatrici che, con la loro “attività”, creano intralcio alla circolazione. Oltre a questo, restano, ovviamente, i tradizionali mezzi di contrasto alla prostituzione quali la contestazione degli atti osceni in luogo pubblico e il classico “foglio di via”. Quest’ultimo, tipica arma allontanare le passeggiatrici e impedirne il ritorno in città, è diventato sempre più difficile da utilizzare, assottigliando ulteriormente l’apparato sanzionatorio di riferimento. Per quanto riguarda, invece, la mappa del piacere cittadino, Villa dei Misteri e via Plinio rimangono in testa alle strade preferite dagli amanti occasionali, primato che si contendono con i giardinetti di via Roma, o la stessa piazza del Santuario; senza dimenticare, ovviamente, quello che nell’immaginario collettivo si è trasformato dal ponte della ferrovia al ritrovo dell’amore clandestino. Le ricadute sulla vivibilità della città e il benessere della popolazione sono notevoli, non solo per gli sfortunati abitanti dei luoghi di incontro ma anche per i cittadini e soprattutto le cittadine costrette a subire fastidiosi tentativi di abbordaggio o lunghi sguardi di autisti in cerca di compagnia prezzolata. Il tutto, come sempre bisogna ricordare, in una città che attira visitatori da tutto il mondo e da anni si interroga sui motivi del mancato salto di qualità del proprio turismo. Come se bastasse vivere della rendita delle rovine e dei pellegrinaggi senza pensare di risolvere la questione della sicurezza e del decoro, in questo caso, non solo urbano. La querelle è annosa e la soluzione, nonostante gli encomiabili sforzi delle forze dell’ordine, è al di là da venire. È purtroppo sotto gli occhi di tutti che il mercato del sesso a Pompei continua e prospera. Quindi se molto è stato fatto, molto ancora rimane da fare, sperando che un contrasto serrato e ininterrotto conduca a dei risultati tangibili che, finora, sono tanto proclamati quanto irrealizzati.
Claudia Malafronte