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Pompei: opposizione all’attacco sulla privatizzazione del cimitero

È di nuovo battaglia nel consiglio comunale di Pompei e, di nuovo, oggetto della contesa è il cimitero. Dopo la querelle sui loculi,  sotto accusa è l’esternalizzazione, ovvero l’affidamento ai privati della gestione dei servizi cimiteriali, con tanto di ammodernamento e gestione dell’illuminazione votiva. A scendere in campo contro tale provvedimento sono i consiglieri di opposizione, dal gruppo “Unità e Impegno” con Alfredo Benincasa, Alfredo Allaria, Giuseppe Del Regno e Alberto Robetti, a Raffaele De Gennaro per “Alternativa Pompeiana” e Giorgio Arpaia per il PdL. Il  relativo bando aveva già suscitato molte polemiche, sfociate nella raccolta di firme per bloccare l’azione della giunta D’Alessio che, sostengono i consiglieri, “non risponde all’idea originaria di esternalizzazione”. Ora gli esponenti dell’ala minoritaria di Palazzo de Fusco hanno presentato un’interrogazione indirizzata al primo cittadino per ricevere spiegazioni sul famigerato atto. I punti controversi sono tanti e tutti di carattere economico, in quanto si teme che la privatizzazione comporti  una lievitazione degli esborsi  dei cittadini. Si comincia spulciando le spese: “perché”, si chiedono i consiglieri, “il costo della rimozione dei rifiuti, trasporto ed oneri di discarica, previsto nella tabella dei costi annui viene fissato in € 10.000,00 e poi calcolato a  €  15.000,00?” In secondo luogo, i firmatari contestano che “tra i costi annuali di gestione vengono stimati i costi di sei dipendenti il cui numero riduce l’elasticità sull’organizzazione aziendale che può impegnare i suoi dipendenti in siti diversi con notevole abbattimento dei costi di gestione”. L’anomalia in merito, secondo i consiglieri, è dovuta al fatto che “per questi dipendenti sono stati previsti importi che vengono solitamente regolati nei contratti tra datore e dipendente, e che limitano la possibilità di redigere contratti di lavoro che offrono migliori condizioni per l’azienda e quindi per l’ente”. Altra pecca del bando, secondo l’opposizione, è legata alla mancata previsione a priori “delle variazioni delle tariffe per le concessioni ed autorizzazioni cimiteriali e per l’illuminazione votiva”, variazioni “che andrebbero regolamentate prima dell’affidamento”. Nell’ “Elenco prezzi operazioni cimiteriali”, per i consiglieri, “si leggono importi che non sono a conoscenza degli scriventi e di cui non si conosce la provenienza. Inoltre, all’interno dell’elenco si riscontrano voci di spesa che non rispecchiano la realtà del cimitero di Pompei oltre a prevedere lavori non contemplati nella cessione dei servizi (costruzione di Tombini, ecc..)”. L’ultimo dubbio sollevato dall’opposizione riguarda “la legittimità della gara, che è stata bandita ponendo come valore a base dell’offerta l’aggio annuale minimo da corrispondere all’Ente, e non solo ed ancora su tale aggio non sono previsti incrementi percentuali  annui per i prossimi 22 anni (durata dell’appalto, ndr)”. Viste le tante perplessità suscitate dal provvedimento, i consiglieri di minoranza invitano il sindaco “a disporre la sospensione della gara in atto, onde evitare un danno erariale all’ente ed ai cittadini”. Resta, dunque, densa di interrogativi la “questione cimitero” a Pompei, sia per quanto riguarda la costruzione dei nuovi loculi che per la sua esternalizzazione. La discussione in città  cresce e richiederebbe un dibattito pubblico ma il palazzo, come sempre, è afono. Tuttavia almeno ai consiglieri, se non ai cittadini, dovrebbero arrivare delle risposte serie. A meno che non ci si debba accontentare, per l’ennesima volta, della solita e debole eco di una politica che sta scomparendo e che a Pompei ha un fulgido emblema del nulla che avanza.

                                                                                                                                   Claudia Malafronte

 

 

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