“Il lodo Cinquegrana non si poteva fare. È nullo!”. La Corte d’Appello di Napoli si è pronunciata in questi giorni sulla spinosa controversia inerente l’appalto per la costruzione di un’area mercatale e di un parco urbano tra via Gramsci e via Cappiello, progetti rimasti sinora solo sulla carta, che vede contrapposti il comune di San Giorgio a Cremano e la Costruzioni Cinquegrana di Casoria. L’Ente vince il ricorso presentato due anni fa al fine di opporsi alla decisione del collegio arbitrale, invocato dalla ditta di Casoria e accettato dal comune, nonostante ciò non fosse previsto nel capitolato d’appalto. Ma facciamo un passo indietro per risalire all’origine di tale contenzioso. Era il 2005 quando la ditta, a due anni dall’apertura del cantiere fermò i lavori per alcuni problemi tecnici che, a suo dire, impedivano l’eseguibilità del progetto, chiedendo per questo una variante. Di tutt’altro parere invece il Comune che, dopo aver fatto eseguire perizie dai propri tecnici, riteneva assolutamente eseguibile il progetto. Prima che nascesse il famoso “lodo”, il legale della Cinquegrana inoltra una proposta, al settore avvocatura del comune di San Giorgio, di accordo extra giudiziale di 150/200 mila euro per chiudere la “vicenda”. Eppure questa proposta “salta” fuori e quindi portata a conoscenza della giunta solo nel 2009, durante i lavori di una commissione d’indagine costituitasi proprio col fine di vederci chiaro. Ciò che emerge invece è solo la richiesta di apertura dell’arbitrato al fine di “limitare i danni”. Due anni dopo il collegio arbitrale emette la sua decisione: all’unanimità sancisce che la Pubblica Amministrazione dovesse pagare alla ditta di Casoria un milione e 590, 67 euro e che agli arbitri fossero corrisposti circa 50 mila euro ciascuno. Tra interessi e altri costi sostenuti, il debito fuori bilancio che l’assise consiliare avrebbe dovuto votare nel 2008 ammontò a circa un milione e 800 mila euro. Una cifra monstre che portò alla nascita della commissione d’indagine consiliare a conclusione della quale il consiglio decise di mandare gli atti alla Corte dei Conti, alla Procura della Repubblica di Napoli e alla Ragioneria dello Stato, e che ora la Corte d’Appello dichiara nulla. Nel frattempo il difensore dell’Ente chiese ed ottenne dalla Giunta il mandato per ricorrere in appello, raccogliendo infine l’attuale successo giudiziario. Ma non mancano le polemiche visto che circa 6 consiglieri hanno chiesto e ottenuto un consiglio monotematico tenutosi in questa settimana, per ricevere, alla luce dei nuovi sviluppi, maggiori chiarimenti sul recupero delle somme già liquidate e sulle eventuali responsabilità in questo complicato contenzioso. «Una vicenda giudiziaria – dichiara Aquilino Di Marco, primo firmatario della richiesta di consiglio – che ha dell’incredibile per il comportamento assunto dall’amministrazione: nel contratto non era previsto l’arbitrato, ma il comune decide di ricorrervi ugualmente. Lo stesso comune ricorre poi contro le decisioni prese dal collegio arbitrale chiedendone l’annullamento perché non previsto dal contratto. Ora mi chiedo: esistono ancora arbitrati in corso? Perché la proposta che Cinquegrana fece prima dell’apertura del lodo non è mai stata portata a conoscenza della giunta? Che fine fanno i soldi dati agli arbitri se l’arbitrato è nullo?». «Sul terreno del contenzioso e dei debiti fuori bilancio l’amministrazione comunale di S. Giorgio a Cremano se vuole evitare un eventuale default o un interessamento della Corte dei Conti deve presentare un piano di intervento che chiarisca quale è lo stato dell’arte e come intende arginare una così complessa vicenda – aggiunge il consigliere provinciale di Napoli della FdS, Giorgio Carcatella – i confronti assembleari servono se alla fine dei lavori si approva un documento, cosa che non è avvenuta. Sarebbe opportuno che il sindaco illustri prima che sia troppo tardi quale è la situazione anche per l’edificio da realizzare per l’Istituto onnicomprensivo De Filippo. I silenzi ed i ritardi sui temi del contenzioso e della pressione fiscale – conclude Carcatella – vanno affrontati seriamente ed in modo pubblico spiegati per evitare che a pagare siano sempre i cittadini». Quella del comune, in effetti, è una vittoria “parziale”, visto che avrebbe potuto non accettare l’apertura dell’arbitrato e dirimere la controversia in altro modo ma soprattutto, ad ora, i cittadini starebbero godendo di infrastrutture e servizi molto importanti per la città.
Claudio Di Paola