Castellammare, soppressione della tratta Fs: è battaglia in città

l'ultimo treno da Castellammare a Torre Annunziata, foto G. Plaitano
È battaglia in città sul caso della soppressione della tratta ferroviaria delle Fs «Castellammare-Torre Annunziata». Da un lato ci sono l’amministrazione comunale di centrodestra e i commercianti, convinti che l’area così liberata potrà fare da volano al «Più Europa» e all’economia; dall’altro lato i partiti di centrosinistra e le associazioni di cittadini stanno dando voce a lavoratori e studenti pendolari, portando la questione in Regione per impedire la «chiusura totale» della tratta, e arrivando anche a chiedere un «referendum cittadino». La stazione, la cui biglietteria è ancora funzionante, ha chiuso i battenti l’8 settembre scorso. La linea ferroviaria, così come quella «Castellammare-Gragnano» chiusa pochi mesi fa, era attiva da circa 170 anni. Il prologo a tutto ciò fu l’abbandono quasi totale nel 2008 della linea «Castellammare-Fincantieri», la quale, con un treno merci che percorreva la villa comunale, portava a destinazione i materiali ferrosi destinati alla lavorazione nel cantiere. Un trasporto che da qualche anno avviene via mare. Tornando al merito della questione, nelle ultime ore a favore della chiusura si sono espressi sia l’Ascom che l’Avis, la società in liquidazione che sino a qualche tempo fa effettuava manutenzione alle carrozze ferroviarie in via Napoli. «Accogliamo in maniera favorevole – hanno scritto i commercianti stabiesi – la chiusura della tratta ferroviaria, ‘storica’ ma scarsamente utilizzata, nell’ottica di un rilancio dell’area a partire da piazza Matteotti. Auspichiamo che le zone interessate vengano utilizzate per progetti volti alla collettività, come ad esempio la realizzazione di un ampio parcheggio pubblico sotterraneo». I liquidatori della società Avis, Ciro De Luca ed Oreste Cardillo, hanno scritto al sindaco Luigi Bobbio, sottolineando che la tratta «costituirebbe un oggettivo impedimento alla realizzazione del piano ‘Più Europa’», rendendo «del tutto inefficace l’accordo sottoscritto con i sindacati per la salvaguardia occupazionale dei lavoratori». La richiesta dell’Avis di insistere per l’abolizione della tratta è da ricercare nel suo progetto di riconversione nel quale è previsto che l’area «si affacci» su corso De Gasperi e non più in via Napoli: di mezzo, però, c’è la linea ferroviaria. Nelle ultime ore è intervenuto anche Giampiero Catone, componente della commissione Bilancio della Camera ed ex sottosegretario all’Ambiente, che ha parlato di «una linea dal grande valore storico ma ormai chiaramente estranea alle dinamiche del trasporto provinciale e regionale, con un bacino di utenza ormai ridotto a poche centinaia di passeggeri al mese».
Sul fronte del «no alla chiusura», nei giorni scorsi il Pd ha ottenuto un’audizione per il «Comitato Pendolari» presso la IV commissione regionale Trasporti. Un incontro giudicato «positivo» dal segretario cittadino dei democratici Nicola Cuomo. In Regione è stato chiesto di ripristinare le corse più frequentate, lasciando aperti i passaggi a livello per il resto della giornata. «In un orizzonte più ampio la soluzione più opportuna – ha spiegato Cuomo – è una tranvia leggera collegata con Torre Annunziata e con il prolungamento fino ai chioschi dell’acqua della Madonna e l’abolizione dei passaggi a livello, a basso impatto ambientale». «Il sindaco aveva già deciso di chiudere la tratta – ha detto Luigi Conte del ‘Comitato Acqua Bene Comune’ – al di là di come la pensassero i cittadini. L’utilità di un qualsiasi sistema di trasposto dipende solo e sempre da una corretta gestione, tanto più che oggi il trasporto su gomma sta diventando insostenibile per l’ambiente. Gli unici a beneficiare di questa decisione sono, a nostro parere, i costruttori ‘palazzinari’ e i proprietari dei terreni da edificare. A meno che Bobbio non ci dimostri il contrario. Dove sono i progetti esecutivi dei tram veloci? Non ci sono, ma sicuramente ci sono quelli dei costruttori».
Francesco Ferrigno
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