Mentre il candidato sindaco del centrosinistra di Boscoreale comincia a muoversi e a programmare la sua campagna elettorale, il cartello che lo sostiene – o almeno così dice di voler fare – sta cominciando a essere colpito da repentini e sempre più frequenti violenti maldipancia politichesi, degni eredi della più bella tradizione della prima repubblica. Semmai si fosse passati alla «seconda» o alla «terza», come qualcuno va dicendo con impegno e sussiego, tentando di darla a intendere anche agli elettori. Il dato politico di Boscoreale, oggi, a un semestre dal voto per l’elezione del sindaco, è che, al di la delle belle parole e delle dichiarazioni fatte per dare alla stampa qualcosa da metter in pagina, il centrosinistra non è così coeso come sembra; il centrodestra si dibatte tra chi vorrebbe restare e quelli che cercano di salire sul carro di un probabile (per loro) vincitore; la società cosiddetta «civile» fatta di associazionismi cittadini e popolari è alla ricerca di una personalità capace di aggregarli tutti per davvero. In tutto questo, nella «piazza dei lunghi coltelli», ovvero piazza Pace, la parola d’ordine per politici di rango o presunti tali è: mi candido a sindaco. E così si assiste, senza parole, agli andirivieni e ai contatti del «manager politico» del candidato che nella scorsa tornata elettorale ha raccolto in tutto un trentina di preferenze e che adesso cerva di venderlo per «cavallo vincente»; si sente parlare della nascita a bizzeffe di liste «nuove e di giovani» come se si trattasse di funghi; si vedono i galoppini degli ex consiglieri che nel tentativo di smuovere le acque e sentire le reazioni provocate dai loro discorsi, lanciano pietre nello stagno politico e poi dicono che i loro candidati sono pronti a fare un passo indietro se si tratta del bene del paese. Tutti, però, indistintamente, nel centrosinistra, affermano e accusano gli altri: così facendo vince ancora Langella; mentre a Destra si urla: ma allora volete fare vincere Balzano? Insomma, tira aria di tanto fumo e poco arrosto. E, tutti vorrebbero fare il sindaco. A partire, magari, da ciascuno dei quattro consiglieri ex di Langella (ma prima, alcuni, furono ex di De Falco) per continuare con i vecchi capi del Pd, con i nemici politici dell’ex sindaco. In tutto questo, la raccolta dei rifiuti urbani è stata razionalizzata dal Commissario Capomacchia; le fogne (i tombini e le caditoie) stanno avendo quella pulizia che non vedevano da almeno tre anni a questa parte; i divieti di sosta sono ridiventati «divieti»; le auto non sostano (almeno iniziano) più sul marciapiedi di via del Popolo – sottotenente Cirillo, per intendersi – costringendo pedoni, anziani e mamme con carrozzine a muoversi lungo la sede stradale. A dimostrazione che non c’è bisogno di grandi cose per rendere vivibile una cittadina: basta far rispettare quelle poche norme che già ci sono.
Monica Cardone