Pompei: “Sua Eminenza ha ragione”, il manifesto del consigliere Arpaia (PdL)

Da qualche giorno nelle strade di Pompei campeggia il manifesto realizzato dal consigliere comunale Giorgio Arpaia, PdL, sulla “questione morale” nostrana. Più che un j’accuse si tratta di una richiesta di spiegazioni che dal Palazzo, come si sa, tardano a venire. Lo spunto del documento firmato dal capogruppo del PdL, è l’omelia di Monsignor Carlo Liberati che ha denunciato la corruttela dilagante. Quella del delegato pontificio, secondo Arpaia, è “l’amara verità”: “la città è preda di una corruzione, civile e morale, che determina un’azione pubblica inesistente e un danno all’immagine di quella che fu la città della solidarietà e della carità voluta da Bartolo Longo”. Due i chiarimenti reclamati da Arpaia. Innanzitutto, sulle azioni, intraprese dall’amministrazione, per contrastare i fenomeni di criminalità diffusa denunciati dal Prelato. In secondo luogo, il sindaco dovrebbe dare conto ai cittadini di “quali sono e a che punto sono i processi penali che lo vedono coinvolto, e quali sono le imputazioni a suo carico”. Il riferimento è alle indagini in corso su presunte somme dovute e non pagate dal comune alla ditta Russo, incaricata della rimozione forzata delle auto. Una cifra che ammonterebbe, secondo alcune indiscrezioni, a più di un milione di euro. Infatti, sostiene Arpaia, quelli che secondo la stampa sono indagati, cioè il sindaco e tre dirigenti dell’amministrazione, “o hanno elargito acconti per servizi non prestati, o hanno interrotto il pagamento di somme legittimamente spettanti”. Ovvero, se le competenze non erano dovute, non erano dovute le anticipazioni. Se invece le somme erano dovute, non si comprende come mai i pagamenti siano stati interrotti. In ogni caso, per il consigliere, “siamo di fronte a un “danno erariale” nei confronti della comunità cittadina, perché alla fine quello che si dovrà pagare sarà più del dovuto iniziale”. Quindi sarebbero necessarie, almeno, delle spiegazioni, affinchè “ogni cittadino sia messo nelle condizioni di poter valutare se il sindaco abbia l’autorevolezza morale, prima ancora che giuridica, per poter contrastare questi gravi fenomeni di parassitismo sociale”. Dare conto ai cittadini, del resto, è la caratteristica imprescindibile della democrazia. Ci auguriamo, pertanto, che questa volta, su questioni di un tale rilievo, il sindaco senta il dovere di rispondere, dimostrando di condividere lo spirito democratico. Altrimenti i cittadini continueranno a pensare che l’unica risposta sia l’antipolitica. E una chiusura verso la società civile dimostrerebbe che, in fondo, hanno ragione.

                                                                                                                      Claudia Malafronte

 

 

 

 

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