Castellammare di Stabia: tanto tuonò… che giunsero le dimissioni di Bobbio

Erano nell’aria già da un bel po’ ma sono state ufficializzate solo pochi minuti fa. Il sindaco di Castellammare di Stabia, l’ex senatore Luigi Bobbio ha ceduto sotto la spinta delle crepe createsi in consiglio comunale ed in particolare in maggioranza. Una maggioranza che già da un bel po’ nei numeri non esisteva più e che non avrebbe potuto sorreggere il sindaco PdL nei prossimi passaggi fondamentali in aula.

Bobbio aveva interrotto una tradizione di sindaci di sinistra che durava  da un bel po’ e a dire la verità, tra luci ed ombre, dobbiamo dire anche che si è dato tanto da fare per Castellammare. Ora non resta che attendere l’evolversi della situazione. Le dimissioni di questa mattina saranno in bilico ancora per venti giorni quando, se non ritirate dallo stesso Bobbio, diverranno definitive lasciando campo libero a nuovi scenari di campagna elettorale con una città senza guida. La cosa  non è mai positiva tanto più per una città con le gravi problematiche stabiesi.

Segue la lettera inviata ai cittadini.

Cari concittadini,

 mi dimetto dalla carica di Sindaco di Castellammare di Stabia.

Non è stata una decisione facile. L’ho presa, però, nell’interesse e per il bene esclusivo degli stabiesi che hanno il diritto e la necessità di poter contare su un’Amministrazione e una maggioranza forti, determinate, coese con il loro sindaco, nel nome e sulla linea di un percorso e di obiettivi limpidi e chiari.

Tutto ciò, negli ultimi tempi, sembra essere venuto meno in vari settori della maggioranza uscita dalle urne fino alla mancanza dei numeri in Consiglio comunale. Non posso accettare lo squallore paralizzante di chi pensa di potermi consumare lentamente nel nome di scelte individuali. È, così, giunto il momento di una rinnovata assunzione di responsabilità da parte di tutti.

Mi dimetto per riportare la politica al centro. In politica, la vera forza è il progetto. Il progetto è l’asse portante sul quale costituire la maggioranza di governo per la città. Abbiamo già iniziato ad attuare a Castellammare di Stabia una vera rivoluzione copernicana, un cambiamento epocale nello stile dell’amministrare e nel contesto civile. La strada va, però, percorsa fino in fondo e, oggi, tocca alla politica cambiare. Opero questa scelta, quindi, nel tentativo finale di accertare chi sia disposto a sottoscrivere il nuovo patto fondativo di una maggioranza che stia insieme con il cemento dell’agire nell’esclusivo interesse della collettività. Una ritrovata e, al tempo stesso, nuova maggioranza, in cui la ricerca e il conseguimento del bene comune siano il binario insuperabile dell’azione amministrativa, il confine invalicabile che nessuna aspirazione personale possa consentire di spezzare. È questo il momento di tentare l’ultima verifica che, coinvolgendo tutti i soggetti politici, possa puntare a conseguire gli obiettivi concreti necessari alla definitiva rinascita e al completo rilancio della nostra città.

Avvio così un percorso basato su un serrato confronto politico in cui i personalismi non abbiano alcun diritto di cittadinanza; un percorso che non intendo subire ma del quale non intendo essere l’unico protagonista, richiedendo una preliminare e piena assunzione di responsabilità delle forze politiche stabiesi chiamate a dimostrare, innanzitutto, di avere la voglia e la capacità di stare insieme con il comune obiettivo di realizzare il bene di Castellammare di Stabia. Un obiettivo che, come il destino della nostra città, oggi più che mai, è nelle nostre mani, nelle mani di quella che ama definirsi classe politica e dirigente. Non temo il peggio, ma non lo cerco. Sono pronto, in ogni momento, a rimettermi in gioco e a tornare a battermi per la nostra città ma, per il suo bene, è mio dovere oggi creare le condizioni per consentire alla classe politica di dimostrare se abbia o meno la volontà e la capacità, al mio fianco, di evitare il disastro per la città; di dimostrare se e quanto realmente ami questa città. Da oggi, è stata girata la clessidra che ha iniziato a segnare inesorabilmente il tempo delle scelte e delle decisioni definitive per Castellammare di Stabia.

Un tempo che scorre e nel cui ambito gli eventi accadono senza curarsi delle nostre volontà. Un tempo che è quello della città e del mondo globale, nel quale essa vive, a cui non importa nulla della nostra velleitaria volontà di fermare l’uno e gli altri. A noi tutti, quindi, resta solo la possibilità e la capacità di scegliere se muoverci in fretta per salire sul treno, già in corsa, del progresso e della rinascita civile, o restare a terra inchiodando non già la politica stabiese (cosa che non avrebbe alcun rilievo) ma una intera città, la nostra, ad un misero presente fatto di possibilità perdute e di aspirazioni deluse che consegnerebbe la classe politica cittadina al povero oblio di un triste passato.

Al punto in cui stanno le cose, pur rivendicando con orgoglio gli eccezionali risultati conseguiti in questi due anni e mezzo, il grande tema politico che va posto sul tavolo non è il nome del sindaco ma è la disperata necessità della città di continuare, oggi più che mai, ad avere una rappresentanza eletta dal popolo che ne conosca i problemi, ne comprenda le necessità e scelga e persegua le risposte e le soluzioni, guidata solo dall’amore per essa.

Il tema, oggi, è la necessità quindi, per la nostra città, di non essere condannata al disastro di sei mesi di commissariamento con la totale conseguente, istituzionalmente prevista, perdita di chance. Troppi, troppo concreti e troppo importanti sono, infatti, i percorsi che abbiamo avviato e quasi portato a compimento in questi primi due anni e mezzo; le soluzioni che abbiamo individuato e, in più di un caso, realizzato in piena sinergia con i vari livelli istituzionali, pronti a riconoscere, nel rappresentante eletto dal popolo, l’unico interlocutore legittimato, con una validazione che può nascere soltanto da quel misto di consenso popolare e di interesse per il bene della città che solo un sindaco può avere. Ed è inutile tentare di sottrarsi, con argomentazioni più o meno dialettiche, alla ovvia constatazione che per mantenere il valore assoluto di un’amministrazione guidata da un sindaco, i passaggi obbligati sono due: l’esistenza di una maggioranza politica e numerica e il voto al bilancio. Tutto il resto sono chiacchiere e speculazioni. In questi primi due anni, tra mille difficoltà, gravati dalle impossibili condizioni della finanza comunale, oppressi dalla crisi internazionale, caratterizzati dalle stringenti e a volte asfissianti prescrizioni imposte dalla Prefettura dopo la commissione d’accesso nel 2009, il bilancio delle cose fatte è altamente positivo. Abbiamo superato la fase difficilissima tesa a ristabilire piena trasparenza, legittimità e regolarità nell’azione della macchina comunale operando una profonda ed efficace attività di revisione dell’Ente dal punto di vista dell’organizzazione, della gestione e delle procedure trasformando un’attività di risanamento dell’Ente, imposta anche dalla Prefettura, da potenziale zavorra per l’attuazione del programma (come sarebbe stato per chi mi aveva preceduto) a strumento prezioso per realizzarlo. Siamo riusciti a dimostrare (anche se qualcuno si ostina a minimizzare in maniera strumentale il tema) che la legalità e il suo pieno recupero non sono soltanto un obiettivo politico e un ragionare astratto ma possono essere tradotti in fatti concreti e in nuovo stile di convivenza che non è fine a se stesso ma è anche precondizione indispensabile per riportare la città sui sentieri dello sviluppo e della rinascita economica e lavorativa. Abbiamo avviato e portato molto avanti percorsi economici e civili di valore assoluto come Piu Europa, Housing sociale, il Piano casa, il Piu Europa dei privati per il waterfront, l’uscita della città dalla zona Asi, la riqualificazione della villa comunale, il nuovo piano regolatore generale del porto che tiene al suo interno la definitiva e positiva soluzione della dolorosa e annosa questione del cantiere, la sospensione in vista della soppressione delle obsolete e penalizzanti tratte ferroviarie con Gragnano e Torre Annunziata, il Contratto di quartiere. Se noi continueremo ad amministrare questa città, essa presto grazie a tutto ciò diventerà quel meraviglioso e gigantesco cantiere per anni sognato e mai realizzato. Castellammare è ormai diventata il centro dell’intero territorio come dimostra, ad esempio, la scelta da noi fortemente voluta del Parco regionale dei Monti Lattari di insediare la propria sede nella Reggia di Quisisana o come dimostra, ancora, il ruolo primario da noi assunto nell’ambito dell’Autorità portuale o ancora gli interventi di viabilità sia sul territorio cittadino che su quegli snodi di comunicazione stradale che per anni erano stati, nel disinteresse di tutti, la croce di una intera provincia. In questi primi due anni e mezzo abbiamo impostato con un duro lavoro, in stretta sinergia con le istituzioni e le parti sociali, percorsi di soluzione, ormai tutti incardinati, per i principali e più gravi problemi occupazionali della nostra città come quelli della Fincantieri, dell’Avis, di Stabia Porto che hanno dimostrato come l’Amministrazione di Castellammare non abbia mai smesso di essere al fianco dei cittadini e dei lavoratori. Abbiamo profondamente avviato un’opera colossale di recupero della qualità della vita e di una dignitosa quotidianità in città con interventi ordinari e straordinari che sono sotto gli occhi di voi tutti e che non necessitano di commenti circa la loro indiscutibile qualità e utilità.

Tutto ciò, oggi, io pongo, sul tavolo di un nuovo e serio confronto politico, dinanzi alla classe dirigente della politica stabiese cui oggi tocca la scelta se rinunciare a tutto ciò contro l’interesse della città o se continuare a guidare la sua rinascita senza perdere le occasioni e senza interrompere i percorsi. Solo un’Amministrazione eletta dal popolo può fare ciò. Al di là delle mistificazioni di qualcuno, tutti sanno che un commissario non è un governo dei tecnici. È infinitamente peggio e non per scelta del commissario, ma per precise e inderogabili previsioni normative che inchiodano il miglior commissario prefettizio a una inerte ordinaria amministrazione. E sfido chiunque a dimostrare che una sola delle innumerevoli, virtuose attività amministrative e politiche in corso possa qualificarsi di ordinaria amministrazione. Senza contare che, per portare a compimento tali percorsi, che si svolgono obbligatoriamente in un sistema di interrelazioni e di interazioni con altri soggetti istituzionali e con le parti sociali, anche al migliore dei commissari mancherebbe il requisito fondamentale della legittimazione popolare per operare in maniera credibile e proficua.

Solo un’Amministrazione eletta dal popolo può fare ciò. Che poi, per qualche obsoleto (a prescindere dall’età anagrafica) esponente politico stabiese, far cadere un’Amministrazione consegnando la città al commissario prefettizio possa rappresentare una “vittoria politica” ciò sta solo a dimostrare quanto vecchio, stantio, sterile e lontano da un reale interesse per la città sia costui. Mi rifiuto di credere che a Castellammare possa essere preponderante il numero di coloro che, esponenti politici eletti, pur di prevalere su di me, sia disposto a camminare sul corpo della città e dei suoi figli. Le forze politiche stabiesi, presenti in consiglio comunale, unite a quelle senza rappresentanza istituzionale, hanno da oggi la possibilità, ove lo vogliano, di dare un contributo importante alla prosecuzione del percorso purché tutti e ciascuno decidano di mettere al primo posto l’interesse di Castellammare e il bene dei suoi cittadini nel nome di una parola d’ordine che possa coinvolgere tutta la classe dirigente di questa città. Dicevo prima che questo è il momento delle responsabilità e ognuno, da questo momento, investito di un ruolo politico, ha il dovere di ragionare di quelle responsabilità che tutti abbiamo assunto liberamente davanti ai cittadini e alle quali oggi, in vista degli appuntamenti imminenti che aspettano la città, non possiamo sottrarci. Noi oggi, sulla base di fatti concreti, di una credibilità che nasce dalle cose fatte, abbiamo il dovere di trovare i percorsi e le condizioni dell’andare avanti nella concretezza di un programma di governo che abbiamo già dimostrato, in questi primi due anni e mezzo, non essere una dissertazione astratta e teorica, ma un autentico e rispettato programma d’azione.

E questo programma, oggi e non domani, ci chiama ad appuntamenti che non ammettono ritardi; appuntamenti ai quali soltanto la classe politica eletta può essere presente e non altri. Sono gli appuntamenti che parlano del presente e del futuro di questa città, del ruolo e della missione civile che le vogliamo affidare, della grande programmazione economica, civile e urbanistica. Del ruolo della nostra città nel Mezzogiorno e nel Mediterraneo. Del futuro dei nostri figli. Se a questi appuntamenti non saremo presenti noi, non sarà presente nessuno, perché nessuno sarà titolato a rappresentare la città. E questi appuntamenti, se non onorati nei prossimi sei mesi, saranno irrimediabilmente persi. Su questo argomento spero vivamente che nessuno, neanche il più incallito degli oppositori, sia disposto a giocarsi una scommessa che vedrebbe, come unico perdente, la nostra amata Castellammare.

Un commissario prefettizio non farebbe alcun bilancio e, quindi, tantomeno utilizzerebbe denaro comunale per andare in ausilio alle Terme che, quindi, senza un’Amministrazione eletta dal popolo, sono già condannate al fallimento. Mettere due milioni di euro in una partecipata nelle condizioni delle Terme certo non costituisce un atto di ordinaria amministrazione! Solo noi siamo pronti e disposti ad assumere tale responsabilità. Certamente un commissario prefettizio non avrebbe il ruolo e la legittimazione di partecipare alla fondamentale e proficua esperienza della cabina di regia istituita presso la Regione Campania per l’area di crisi torrese-stabiese; non avrebbe la legittimazione e il ruolo di concertare con i privati il masterplan del waterfront del Più Europa; non avrebbe il ruolo e la legittimazione di elaborare il Piano urbanistico comunale che, nell’imminenza ormai dell’approvazione del nuovo Put che vede Castellammare libera dall’inutile gabbia vincolistica, è qualcosa che va disegnato subito, sublimandosi in esso il più alto livello di programmazione e di responsabilità civile della politica. Non potrebbe il commissario, non avendone il ruolo e la legittimazione, portare a compimento il duro e proficuo percorso di uscita di Castellammare da una zona Asi inutile e dannosa. Non avrebbe, il commissario, la legittimazione e il ruolo di cooperare, in maniera efficace e partecipe, alla redazione del nuovo Prg del Porto che verrebbe lasciato all’esclusiva autonomia decisionale e progettuale dell’Autorità portuale. Non avrebbe, il commissario, la legittimazione e il ruolo di portare a compimento il percorso di soppressione delle inutili e obsolete tratte ferroviarie; non avrebbe, infine, il commissario, il ruolo e la legittimazione di portare a compimento, mancando il ruolo fondamentale e indispensabile di un sindaco, i percorsi di assicurazione e rilancio dei livelli occupazionali né del cantiere, né del suo indotto, né dell’Avis, né di Stabia porto. Oggi, adesso, è il momento di dire chi vuole assumersi la responsabilità di tutto questo.

La camorra è tornata a puntare i suoi occhi famelici sulla città contando, proprio, sull’uscita di scena di chi, della legge e del contrasto al crimine, ha fatto la sua regola di vita e di politica. Senza maggioranza, non ci sarà voto al bilancio; senza voto al bilancio non ci sarà governo cittadino eletto dal popolo; senza governo cittadino, con il commissario prefettizio, non vi sarà né presente né futuro per la nostra città. E, purtroppo, senza bilancio, non vi sarà né presente né futuro per i dipendenti delle Terme, per il lavoro in genere a Castellammare e per la città nel suo complesso.

 

LUIGI BOBBIO

 

Castellammare di Stabia, 19 ottobre 2012

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