Pompei città di corruzione etica e civile. Da questo monito di Monsignor Carlo Liberati prendeva spunto il manifesto del consigliere comunale Giorgio Arpaia (PdL) per chiedere spiegazioni al sindaco Claudio D’Alessio sulla “questione morale” nostrana. Non solo sulle azioni di contrasto alla criminalità, ma anche sul “caso” della ditta Russo. Quest’ultima, secondo alcune indiscrezioni, vanterebbe, nei confronti del comune, un credito superiore al milione di euro per il precedente servizio di sosta delle auto soggette a rimozione forzata. Credito che non sarebbe stato soddisfatto. Si vocifera, inoltre, di diverse transazioni, anticipi versati e contestati, su cui sarebbero in corso le indagini della magistratura. Insomma l’argomento è scottante e un chiarimento sarebbe urgente. L’unico a chiederlo pubblicamente è stato il consigliere Arpaia con tanto di manifesti. La risposta del sindaco è stata affidata a Torresette: “Non è certo a un consigliere comunale d’opposizione che devo spiegare il mio operato. Lo farò nei tempi e nei modi previsti da legge”.
Consigliere Arpaia cosa replica a queste affermazioni del primo cittadino?
“A questo punto chiedo io al sindaco quali sono i tempi e i modi previsti da legge. Forse è troppo preso dalla sua veste di legale, e confonde la procedura giuridica con la normale dialettica democratica. Chiunque fa politica con successo sa che deve spiegare il proprio operato non alla maggioranza o all’opposizione, ma alla cittadinanza. Magari con dei bei manifesti, come quelli fatti affiggere in altre occasioni, penso alla festa della città, il primo cittadino potrebbe spiegarci cosa è successo e cosa dovrà ancora succedere sulla vicenda oggetto di indagine da parte della procura di Torre Annunziata”.
Come dovrebbe agire, a suo parere, il sindaco?
“Se non ha colpa, invece di nascondersi dietro questi assordanti “no comment”, dovrebbe spiegare le ragioni per cui dei pubblici ministeri hanno chiesto ai carabinieri di sequestrare tutta la documentazione inerente il servizio di custodia giudiziaria operato dalla ditta Russo. E soprattutto perché il sindaco e tre dirigenti apicali sono stati chiamati a rendere interrogatorio”.
Cosa intende fare se ciò non avverrà?
“Continuerò incessantemente a fare domande, anche in consiglio comunale. Anche perché si tratta di una cifra imponente che potrebbe portare la città al dissesto finanziario. E alla fine a pagare sarebbero i cittadini con più tasse. Inoltre, per l’attuale legge, i consiglieri che hanno votato le delibere che hanno condotto al dissesto, non sono ricandidabili per dieci anni. Quindi anche la maggioranza dovrebbe chiedere conto al sindaco”.
Cosa ne è stato dei suoi manifesti?
“Molti sono stati strappati o coperti con la scusa puerile che erano abusivi. Ma la legge non lo prevede soprattutto se il manifesto è firmato. Questo è un attentato alle libertà costituzionali e ne ho informato il prefetto”.
Come considera lo stato di questa città?
“La città è depressa. Le periferie, che hanno votato in massa il sindaco e che dovevano essere il fiore all’occhiello di questa amministrazione, sono disastrate. Il centro, però, non va meglio: a via Roma ho contato molti negozi chiusi. Il centro commerciale, creatura del sindaco, non ha risolto il problema del lavoro per i giovani pompeiani. Eppure questa città è ricca di risorse. Tuttavia se non ci sarà un sindaco in grado di dialogare con gli scavi e il santuario, Pompei non decollerà mai”.
Claudia Malafronte